alla Triennale di Milano fino all’8 gennaio le Forme colorate di un’ossessione

Tra arte e mercato, come gira il tempo

O’ clock. Time design, design time: novanta artisti e designer indagano lo scorrere della vita

Mostra O’Clock Time Design in Triennale (Fotogramma)
MILANO – Pensando al rapporto tra il design e il tempo vengono subito in mente degli orologi, preziosi, avveniristici e sorprendenti quanto si vuole, ma pur sempre oggetti costretti nelle categorie canoniche della precisione, della misurabilit e della funzionalit. Il Triennale Design Museum prova allora a forzare i limiti, ad allargare gli orizzonti e ad esplorare un mondo fatto di forme dove il tempo resta centrale, ma pi come esercizio di stile e riflessione sul mutare delle cose (e di noi stessi) che come ragion d’essere di macchine costruite per rispettare scadenze e appuntamenti. L’occasione data da O’ Clock. Time Design, design time, mostra a cura di Silvana Annicchiarico e Jan van Rossem, con l’allestimento di Patricia Urquiola, visitabile alla Triennale di Milano da domani all’8 gennaio 2012 e realizzata in partnership con il marchio di alta orologeria Officine Panerai.

Una mostra che nasce con lo scopo di indagare i rapporti fra tempo e design attraverso opere site-specific spunti e suggestioni offerti da installazioni, oggetti di design, opere d’arte, video di oltre 90 artisti e designer internazionali, dove davvero il confine tra design e arte contemporanea a volte davvero labile. Il tempo il capitale pi prezioso che abbiamo, la vera ricchezza della contemporaneit – dice Silvana Annicchiarico, curatrice della mostra e direttore del Triennale Design Museum -. Questa mostra vuole liberarsi dall’ossessione del misurare il tempo in maniera precisa, convenzionale, sociale. Cos abbiamo voluto andare al di l di oggetti che, anche se realizzati da maestri del design, riproponevano il binomio forma-funzione, per dare uno sguardo sincronico oggi sugli anni Zero del nuovo millennio e cogliere le varie interpretazioni del tempo. Personalmente, l’ispirazione mi venuta da “Tempo libero”, l’ultima opera del ’97 di Bruno Munari, una sorta di non-orologio nel cui quadrante i dischetti col numero delle ore si muovono liberamente con le oscillazioni del polso, suggerendo l’idea che l’orologio non segue pi l’ora standardizzata ma l’eterogeneit dei tempi del vissuto individuale.

Le domande che O’ Clock si pone sono classiche: In che modo misurare il tempo?, Come mostrare il tempo che passa?, Come vivere in modo esperienziale il tempo?. Le risposte lo sono molto meno e, in realt, danno origine ad altre domande che pescano nel profondo dell’anima. Basterebbe, per esempio, guardare il Chrono-shredder di Susanna Hertrich, un calendario di carta dove i fogli di ogni giorno trascorso vengono fatti a pezzetti da un tritadocumenti, come a dire che il passato passato e non ha pi alcun valore; o la sedia di Maurizio Montalti (The Ephemeral Icon), letteralmente mangiata e quindi degradata da funghi in grado di nutrirsi di materiali plastici, dove il design non pi progettare un prodotto, ma attivare un processo che non pu che compiersi nel tempo; o anche la spettacolare scultura mutante dello svedese Albin Karlsson (0,5g/min), un cerchio di cera su cui un contenitore fissato al soffitto, pieno di cera bollente, ruotando lascia cadere una goccia ogni minuto.

La mostra divisa in tre sezioni: la prima dedicata alla misurazione del tempo, dove gli oggetti, illuminati da luce artificiale, galleggiano nel buio assoluto; la seconda al viaggiare nel tempo, dove invece la luce naturale, col procedere del giorno, regala agli oggetti l’effetto temporaneit; la terza dedicata alla rappresentazione del tempo, resa attraverso una serie di limbi che ospitano piccoli teatri, dove gli oggetti dialogano fra loro. Solo una volta superato ogni singolo limbo possibile, guardando indietro, quindi al passato, vederne il contenuto. Cos si annullano le coordinate spaziali mentre la luce torna a essere artificiale. Una mostra fatta di scelte, a partire dall’inizio, perch si pu scegliere di visitarla attraverso un percorso normale o imboccando una fast track, una sorta di corsia preferenziale che per permette una fruizione parziale della mostra, vissuta attraverso un veloce riassunto, a richiamare la continua lotta dell’uomo contemporaneo contro il tempo per poter stare al passo con tutto ci che la societ gli offre e gli chiede. In fondo c’ invece uno spazio interattivo dove si pu lasciare un segno del proprio intervento nel tempo.

Da segnalare anche la collaborazione tra lo sponsor Officine Panerai e due grandi nomi dell’arte e del design. In anteprima mondiale vengono infatti presentate due nuove opere realizzate per l’occasione da Damien Hirst, che ha utilizzato centinaia di quadranti di orologi Panerai, tutti rigorosamente privi di lancette, per creare Beautiful Sunflower Panerai Painting e Beautiful Fractional Sunflower Panerai Painting, due quadri realizzati con la tecnica dello spin painting . L’installazione che occupa la parte finale della mostra (I mondi di Officine Panerai, aperta dall’11 al 23 ottobre) invece curata dalla stessa Patricia Urquiola, che rilegge con la consueta originalit otto modelli storici e contemporanei del marchio italiano.

Marcello Parilli
11 ottobre 2011 15:53 RIPRODUZIONE RISERVATA