La rivista Forbes aveva annunciato il mese scorso l’uscita di un graphic novel sulla vita di Steve Jobs: si tratta di 60 tavole, scritte da Caleb Melby con l’agenzia creativa JESS3, dal titolo The Zen of Steve Jobs. Oggi, a pochi giorni dalla scomparsa dell’uomo simbolo del gruppo di Cupertino, il libro acquista una rilevanza ed un valore del tutto insapettati.

The Zen of Steve Jobs, di cui non è purtroppo ancora stata definita una data di uscita certa, si concentra su un particolare periodo della vita di Jobs. Pur mantenendo una certa alternanza tra momenti del presente e flash back, infatti, l’accento cade decisamente sul 1986, anno che Jobs trascorse presso il Tassajara Zen Mountain Center, California. Fu un periodo particolarmente difficile per lui: dopo aver lasciato la Apple, stava per dedicarsi al progetto NeXT, destinato però a fallire: i nuovi computer, nonostante fossero decisamente belli e innovativi, furono infatti costantemente oggetto di forti critiche e vennero accolti con profondo scetticismo da giornalisti e fanatici dell’high tech. Fu quindi la stessa Apple a rilevare l’azienda, e Steve Jobs con essa.

Il monaco buddista Kobun Chino Otogawa, emigrato negli Stati Uniti dal Giappone, fu molto d’aiuto a Jobs in questa particolare fase della sua vita: gli insegnò la tecnica del kinhin, una meditazione fatta camminando, e lo introdusse al concetto di ma, o spazio negativo, che lo avrebbero ispirato nelle sue creazioni successive. Sia Otogawa che Jobs erano due menti creative, affascinate dall’arte e dal design, due pionieri, e questo graphic novel vuole tracciare un ideale parallelismo tra gli insegnamenti che Jobs trasse dal monaco e i momenti più salienti della storia della Apple .

L’influenza di Jobs sull’arte del fumetto e del graphic novel, in apparentemenza molto labile, prende quindi corpo: è senza dubbio stata proprio la Apple, con le sue invenzioni più popolari, a contribuire sia allo sviluppo delle arti grafiche in senso lato, sia alla loro distribuzione, diventata oggi più capillare e immediata che mai.

Leggi l’articolo completo di Caleb Melby su forbes.com

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