Da Genova a Marsiglia, passando per Palermo e Tangeri. Lo studio 5+1AA guidato da Alfonso Femìa e Gianluca Peluffo lavora da una decina d’anni sulle città portuali e domani presenterà a Marsiglia il progetto per la riconversione di 20mila metri quadrati di superficie all’interno dei Docks. I vecchi magazzini, già riconvertiti in uffici, si apriranno alla città e ospiteranno spazi per l’intrattenimento, la cultura e la ristorazione: un percorso longitudinale aprirà i piani terra delle strutture di tardo Ottocento, si alzerà in quota, allargandosi in quattro corti tematiche (altri dettagli sul prossimo «Progetti e Concorsi»).
Gli architetti hanno vinto un concorso indetto da JPMorgan e Constructa nel 2009. In primavera partiranno i cantieri e l’opera sarà pronta per il 2013 quando Marsiglia sarà Capitale della Cultura. «I Docks sono una cortina di 365 metri che per anni si è imposta come una barriera. Con uno spazio pubblico permeabile recuperiamo il rapporto tra mare e città – spiega Femìa – . Nelle corti si alterneranno ceramica, vetro, legno e acciaio. Per la costruzione contiamo di riuscire a coinvolgere anche alcune aziende italiane».
Nelle ultime settimane sempre in Francia Renzo Piano ha vinto il maxi-concorso per il nuovo palazzo di giustizia di Parigi che sarà pronto entro il 2017. A Froissy è in piena attività un polo dell’archeologia con spazi espositivi, uffici e laboratori, disegnato dai romani di n!studio. Anche quest’opera è frutto di un concorso indetto del 2006. Parigi, Marsiglia e Froissy sono tre città che ospitano nuove architetture di diversa dimensione e budget (575, 21 e 1,8 milioni), tre esiti di concorsi, tutti con firma italiana. Tre storie per dire che la Francia si conferma un paese modello dove i concorsi servono a selezionare il progetto migliore, è una calamita per gli architetti locali ma anche per gli italiani che nel nostro Paese faticano a trovare opportunità e spesso quando vincono le gare, vedono restare sulla carta le loro idee. Vale per i professionisti già affermati ma anche per i più giovani, come i trentenni Scape e Mab.
La Francia non è l’unico paese attrattivo per la galassia di architetti italiani che guarda oltre confine in mancanza di occasioni vere, pubbliche e private. Tre giovani studi di trentenni, Spedstudio, Maarch e A0 hanno vinto un mese fa un maxi-concorso in Belgio, nella città di Aalst, per il masterplan di un nuovo quartiere per 3200 abitanti. Altro paese promettente è la Svizzera dove lo studio italo-spagnolo guidato da Fabrizio Barozzi e Alberto Veiga ha vinto un concorso per realizzare un polo museale a Losanna da 70 milioni. Estudio Barozzi Veiga rappresenta quell’elite di professionisti emergenti che proprio grazie ai concorsi si è fatto strada a livello internazionale: in Spagna ha da poco realizzato la sede Ribera del Duero e l’auditorium di Aguilas, e in Polonia è partito il cantiere per la filarmonica di Szczecin. Si tratta però di un’eccellenza in un mercato fortemente competitivo e provato dalla crisi.
Non basta più l’Europa per scovare i percorsi dei tanti architetti italiani. Negli anni Novanta quelli della generazione Erasmus puntavano su Olanda, Spagna e Portogallo. Oggi ci sono gli «architetti europei» che valutano opportunità in America Latina, India, Africa e Cina. Proprio in Cina lo studio italo-londinese Plasma ha realizzato in team con altre società internazionali il progetto per un Expo di orticultura a Xi’an nella provincia di Shaanxi: design e paesaggio anche questo vincitore di concorso.
©RIPRODUZIONE RISERVATA