a cura di Ferdinando Buscema
(www.ferdinando.biz)

Ferdinando è un Magic Experience Designer, interprete del concetto di ‘Magia’ per un pubblico contemporaneo. Ingegnere meccanico e stimato prestigiatore, è un consulente internazionale sul tema del Design delle Esperienze Magiche. Ferdinando è l’inviato di Affari Italiani alla scoperta della magia in territori al confine tra la arte, cultura e business. Come disse Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.”

 

Dal 16 al 18 novembre scorso ha avuto luogo a Barcellona la Design Business Conference, evento organizzato dallo IED Istituto Europeo di Design e dalla Grameen Foundation di Muhammad Yunus, premio Nobel per l’invenzione della pratica del microcredito. Sono convenuti noti esponenti del mondo del Design e del mondo del Business, provenienti da 80 paesi, per confrontarsi, in un’ottica di scambio interdisciplinare, su temi e scenari sempre più attuali e urgenti.

Uno dei presupposti dell’evento è stata la celebrazione del Design Thinking, quell’approccio metodologico e concettuale verso la soluzione di problemi, in un’ottica di concretezza, fattibilità, estetica e funzionalità che è lo spirito stesso del design. Tale modalità di pensiero trova una molteplicità di applicazioni: dalle pratiche manageriali fino alla creazione di interi business.

Nell’interrogarsi sulle figure del designer e del manager è emerso il tratto profondamente comune di “facilitatore”, all’opera nel processo che porta dal concepimento di un’idea fino alla sua concreta realizzazione – che si tratti di un prodotto, un servizio o un’intera organizzazione. Al contempo, sono emersi i limiti della tradizionale pratica del management, tecnologia ormai obsoleta che già da alcuni decenni si dimostra inadeguata per affrontare sfide e necessità del terzo millennio. Nelle parole del Prof. Richard Buchanan, è come se la “retorica del management” si fosse dedicata soltanto alla componente del Logos, ragione miope e arida, votata all’esasperazione del profitto. I tempi sono maturi – e ormai impongono – di integrare anche gli elementi dell’Ethos e del Pathos, etica ed emotività, che sono le chiavi per la creazione di modelli di Social Business, sostenibili e umani, nuovi tipi di imprese che, oltre al profitto, operano per raggiungere obiettivi sociali, creazione di significato, soluzioni di problematiche globali, per contribuire al benessere del maggior numero di persone. Obiettivi ambiziosi, ma si moltiplicano gli esempi di successo e le best practice.

Nel 2010 IED ha avviato una partnership con la Grameen Foundation e il Prof.Yunus, che ha portato all’istituzione del primo Master in Design for Social Business. Promuovendo una disciplina che unisce la pratica del fare con i bisogni sociali, IED si conferma come uno dei più importanti e innovativi player internazionali nella diffusione di cultura e dell’alta formazione.

Secondo Carlo Forcolini, Amministratore Delegato di IED, per fare fronte alle sfide globali e gestire la complessità è necessario promuovere una visione olistica e un apparato concettuale che siano trasversali a tutte le discipline. La visione d’insieme e l’approccio trans-disciplinare non è certo una scoperta nuova. La vera sfida e l’obiettivo è fare in modo che diventino una prassi.

E forse in un giorno non troppo lontano, non ci sarà più bisogno di usare l’espressione “Social Business”, perchè ormai ogni Business, in un modo o nell’altro, sarà diventato Social.

IL SITO: www.designbusinessconference.com