Lo studio di Nacho Carbonell
Energia. Questa è la parola che rimbalza in ogni angolo di Eindhoven durante la settimana dedicata al Dutch Design. Tutti si affannano a sottolineare come qui si parli di concetto, si faccia ricerca, ci si occupi di sviluppo potenziale. Molto più di quanto accada a Milano e nelle altre città che ospitano manifestazioni simili.
Lo studio di Nacho Carbonell
Per la decima edizione della Dutch Design Week, si fanno le cose in grande. E se questo aspetto sperimentale ha potuto prendere il sopravvento, è stato anche grazie alla lungimirante capacità di riconoscere le qualità reali, i punti di forza già presenti. Chi gestisce la manifestazione ha saputo e voluto valorizzare, ad esempio, gli studenti e i neo diplomati. E ha scommesso su di loro.
Un modellino di Nacho Carbonell
Pochi party e tanta voglia di raccontare il proprio lavoro. I designer di qui fanno sul serio. Nessuno si permetterebbe di definirli, riduttivamente, come giovani creativi. La professionalità prescinde dall’età anagrafica. E le occasioni, spesso dettate da aziende internazionali che vengono qui a caccia di talenti, non mancano. Ce lo raccontano i diretti interessati, con un entusiasmo disarmante.
Un angolo dello studio collettivo Collaboration: 14 designer indipendenti qui lavorano insieme
Le cose da vedere sono tantissime. Studi che sembrano officine, laboratori universitari, musei. Le vetrine dei negozi trasformate in piccole esposizioni monografiche dedicate ai designer proposti in fiera. E soprattutto è interessante fermarsi a parlare con le persone.
Lo studio Raw Color
Tutti hanno qualcosa da dire. Chi parla della fortuna di vivere immersi in un network di idee stimolante, chi si concentra sull’accessibilità degli spazi. Qualcuno, più cinicamente, fa riferimento alla sana competizione che aiuta a lavorare di più e meglio.
A breve i prossimi aggiornamenti.
Liz
Lo studio Raw Color