doni di design
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Piccoli oggetti cui affezionarsi realizzati con cura e fantasia
«C’ è stato un periodo storico, gli anni dell’ euforia consumistica, in cui il regalo di Natale era un concetto insopportabile che portava in sé il fastidio e la noia di sentirlo un obbligo. Un opificio dell’ inutilità. Oggi invece si è tornati a rivalutare il dono, si è felici di farlo ed è divenuto un’ esigenza vera e profonda. Perché si è capito che regalare è qualcosa che fa bene soprattutto a se stessi. È un piacere dell’ anima». Ad affermarlo è Quirino Conti, stilista eclettico e trendsetter, lui che da testimone della frenesia anni Ottanta oggi osserva uno scenario cambiato. E afferma: «Le difficoltà a volte sono preziose per ritrovare i valori e alimentare la ricerca della bellezza». Bontà e bellezza, due punti fermi intorno ai quali ruota quest’ anno il senso del dono. Un binomio che trova la sua più compiuta espressione nelle operazioni di charity dove chiunque, acquistando un oggetto, partecipa a un progetto benefico. «Donare donando, una sorta di slogan che abbiamo coniato per spiegare l’ effetto duplice di un regalo che gratifica chi lo riceve, aprendo una finestra su un mondo diverso», afferma Daniela De Donno, presidente del Jane Goodall Institute Italia che da oltre vent’ anni sostiene i minori orfani e disagiati del Kigoma in Tanzania e pochi giorni fa ha lanciato il progetto «Una T-shirt d’ Autore», magliette disegnate da 29 stilisti, designer e architetti: «Da ricevere in cambio di una donazione per contribuire al recupero di un edificio fatiscente a Sanganigwa, dove c’ è l’ unico orfanatrofio della regione»», spiega De Donno. Un solo vincolo per i creativi, ispirarsi al lavoro della fondazione Goodall. Lo scimpanzè stilizzato con la scritta «This is my Friend» di Frankie Morello, quello dissacrante seduto su un divano come una persona ideato da Piero Lissoni, il messaggio forte ed emblematico del designer Ross Lovegrove che unisce il suo volto a quello dell’ animale simbolo degli studi scientifici della Goodall: una maglietta limited edition – soli 20 esemplari – da indossare per raccontare che siamo tutti speciali. Il bello che ci fa stare bene. Anche in casa. Design vintage, pezzi «storici» non più in produzione, testimoni del concetto che le cose belle rimangono. E sono proprio i segni del tempo a renderle (quasi) migliori: «In un momento storico di ripensamenti si riscopre il valore di un oggetto che ti accompagni nella tua vita, a cui affezionarsi come un feticcio perché ti ricorderà com’ eri e magari come vorresti tornare ad essere», dice il designer Matteo Ragni. «Perché un pezzo che a breve sarà introvabile gratifica di più chi lo riceve in dono», spiega Conti. Ecco perché questo Natale sarà il grande momento delle piccole serie: non per forza preziose, l’ importante è che siano «uniche». Come indica una ricerca sul mondo dei gadget-regalo condotta per Toncadò, marchio di piccoli oggetti di design che ora lancia una collezione color oro limited edition natalizia, dal mouse antistress alle tazze impilabili da scrivania: per un target trasversale di acquirenti (e donatori) che in un piccolo oggetto da regalare vuole funzionalità, leggerezza e, se possibile, unicità. Oro, finto oro o color oro: «Antidoto alla malinconia? Sì, ma anche dono-messaggio: un oggetto dorato come richiamo in tempi di crisi all’ unico vero bene rifugio – sottolinea Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum a Milano -. E poi c’ è il rosso, colore legato al design made in Italy, perfetto a Natale e quest’ anno forse ancora di più per combattere grigiore e monotonia. Rosso per esprimere passionalità ed emozione, ideali da racchiudere in un dono fatto con il cuore». Design, fuori produzione o attuale, per i grandi ma anche per i bambini: «Giochi con una cura della forma che faccia riflettere – afferma Ragni, padre di tre bimbi piccoli -, giochi “aperti”, in grado di cambiare, che permettano di interagire con loro stimolando creatività e fantasia». Ma, anticonsumisticamente, un regalo può essere anche un «non-oggetto»: «Come donare del tempo. Ai genitori, agli amanti, ai figli. E anche a se stessi – dice Silvana Annicchiarico -. Tempo di fare qualcosa assieme, il tempo in cui si aspetta Babbo Natale, tempo di fantasticare. In fondo anche i sinonimi di regalo – un presente, il pensiero – rappresentano l’ attimo e indicano forse il desiderio di voler fermare il tempo». Allora, per Natale, riappropriamoci del nostro tempo. Scoprendo, chissà, che sia il segreto per essere più felici. Silvia Nani RIPRODUZIONE RISERVATA
Nani Silvia
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(3 dicembre 2011) – Corriere della Sera
Article source: http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/03/doni_design_co_9_111203044.shtml