Lascia o raddoppia? Se si tratta di Cina, e più in particolare della Beijing Design Week, la scelta è ovvia: raddoppia. Cosa? In primis, le dimensioni della manifestazione.

Questa terza edizione, diretta dall’asso pigliatutto Aric Chen (appena nominato curatore della sezione design e architettura dell’M+, il gigantesco e costosissimo – 3 miliardi di dollari – museo di visual culture che verrà costruito nel Kowloon cultural district a Hong Kong) invade la capitale cinese dal 27 settembre al 6 ottobre con una quantità davvero impressionante di eventi: 100 installazioni e mostre, attraenti pop-up stores e café, dozzine di conferenze, workshop, forum; e soprattutto una nuova fiera, la Beijing Design Fair, che debutta durante il festival e dedica un’attenzione speciale al design italiano, in accordo col prestigioso ruolo di Guest City ricoperto, quest’anno, proprio da Milano.

Tre i Design Hop, ovvero le zone della città che concentrano i progetti speciali: il grosso (50 installazioni) si trova nell’area storica di Dashilar, ma mostre interattive si trovano anche tra le ciminiere dell’ex centrale elettrica 751D; mentre la nuova (e attesissima) aggiunta è Caochangdi, una città-nella-città con la sua comunità auto-sostenuta e diversificata, dove si estende il vasto incubatore creativo CCD-The Community della curatrice Beatrice Leanza.

Raddoppiano anche i temi della Design week: non c’è solo Design City, Smart City, che riflette su come costruire metropoli più funzionali (e nella fattispecie offre, con la mostra GeoCity SmartCity una mappatura delle migliori iniziative internazionali); ma anche Craft Thinking, che raggruppa, tra brand globali e designer locali, esempi di artigianato eccellente nel senso più ampio del termine. Come vuole un paese dalle mille anime, quale è la Cina.