14/10/2011
    Chrono-Shredder è un calendario di carta, opera di Susanna Shredder, dove i fogli di ogni giorno vengono sminuzzati da un tritadocumenti come a dire che il passato è passato e non ha alcun più valore. Stain è, invece, è un set di tazzine che si modificano attraverso l’uso: con il passare del tempo la superficie interna svela un disegno o un decoro. Laura Bethan Woods con questo progetto punta a visualizzare lo scorrere del tempo attraverso il consumo. Curioso, il piatto di Noa Ikeuchi e Tommaso Nani contiene un cuore segreto, un piccolo oggetto che si rivela quando la porcellana si rompe: per conservare nel tempo qualcosa che sopravviva alla sua inevitabile sparizione o consunzione. Il design non si è mai interrogato a fondo sul tema del tempo, limitandosi allo studio degli aspetti funzionali e di precisione. L’occasione per colmare questo vuoto è data da O’Clock. Time Design, design time, evento a cura di Silvana Annicchiarico e Jan Van Rossem con l’allestimento di Patricia Urquiola, visitabile alla Triennale di Milano fino all’8 gennaio 2012 e realizzata in partnership con il marchio di alta orologeria Officine Panerai.
    La mostra nasce con lo scopo di indagare i rapporti tra tempo e design attraverso oggetti, opere d’arte, installazioni, video ispirati da oltre 90 artisti internazionali, dove il confine tra design e arte contemporanea è a volte davvero labile.
    «Il tempo è il vero capitale della società contemporanea», spiega Silvana Annicchiarico, direttore del Triennale Design Museum. «È quel fantasma che attraversa tutte le questioni che ci riguardano, non solo filosofiche, esistenziali, ma anche sociali, economiche, politiche: ci si interroga sulle ore che dedichiamo al lavoro giornaliero e settimanale, a quanti anni dobbiamo andare in pensione, qual è il tempo giusto per un processo equo o per portare un bilancio in pareggio. Questa mostra vuole liberarsi dall’ossessione di misurare il tempo in maniera precisa, convenzionale. Nella storia del design vi è un esempio che mi ha ispirato per la selezione delle opere: è Tempo libero, l’ultimo oggetto ideato dall’architetto Bruno Munari nel ’97, un orologio con le dodici ore del quadrante trasformate in dischetti liberi di vagare con le oscillazioni del polso».
    «Nel progettare l’allestimento ho pensato a un vecchio marinaio greco visto anni fa che misurava la distanza tra un’isola e l’altra contando le sigarette fumate», rivela Patricia Urquiola, architetto e designer spagnola di nascita ma italiana di adozione, che lascia allo spettatore la scelta di visitare la mostra imboccando una “fast track”, una sorta di corsia preferenziale (quattro minuti al massimo), per avere un assaggio della mostra, vissuta attraverso un veloce riassunto, a richiamare la continua lotta dell’uomo contro il tempo. Oppure attraverso un percorso “normale”, dove spendere liberamente il tempo. Il suggerimento è di vedere con calma le tre sezioni, Misurare il tempo, Viaggiare nel tempo e Rappresentare il tempo, per ammirare i geniali prototipi, ma non solo. Diceva, infatti, John Lennon: «Il tempo che ti piace buttare, non è buttato».