“Design italiano design tradito?”: così sono intitolate le giornate-incontro organizzate da Cultura Aperta, e dietro quella domanda si celano una serie di riflessioni e dubbi ai quali si cercherà di dare risposta. A condividere il proprio pensiero saranno personaggi, di ieri e di oggi, estratti da diversi ambienti – designer, storici, industriali – in modo da avere una visione quanto più completa possibile sulla questione. L’evento, che si terrà dal 29 novembre al 1 dicembre presso il Castello Sforzesco di Milano, è strutturato sottoforma di excursus storico.
Ci si propone di partire da tutti quei passaggi che dalle arti applicate hanno condotto al design, per poi giungere ai suoi anni “d’oro”: largo spazio, quindi, al trentennio Cinquanta-Ottanta. Analizzare il passato per chiedersi: Ma oggi come stanno le cose? L’industria e il design italiano hanno ancora il medesimo fascino di allora? Perché certa imprenditoria è scomparsa, e con essa parte della creatività italiana?
In attesa di queste risposte, alcuni dei relatori che interverranno all’incontro ci hanno raccontato la loro posizione in merito al rapporto che c’è fra il design delle origini e quello di oggi.
Leggi le interviste:
– Cini Boeri, architetto
– Giovanna Castiglioni, curatrice dello Studio Museo Achille Castiglioni
– Lorenzo Damiani, designer
– Marco Ferreri, architetto e designer
– Carlo Forcolini, amministratore delegato del gruppo Istituto europeo di design
– Ernesto Gismondi, presidente del gruppo Artemide
– Enzo Mari, architetto
– Silvia Piardi, direttore del Dipartimento del Design (Indaco) del Politecnico di Milano
– Marina Russo, biodesigner
Nella foto di apertura, Lorenzo Damiani, designer
Nella foto in alto, Ernesto Gismondi, presidente del gruppo Artemide