MEMOria collettiva, intelligenza condivisa, messa in comune di notizie e informazioni
Da produzione video e film a gestione di emergenze come terremoti: tante teste per un progetto. Storie italiane
MILANO – I tuoi amici sono il tuo capitale, recita il manifesto di Kapipal, sito attraverso il quale raccogliere fondi per progetti di ogni genere (dal prodursi un cd al viaggio di nozze). La rete di relazioni, nuove e consolidate, sono capitale conoscitivo, sostiene Frieda Brioschi, presidente italiana di Wikimedia, la fondazione di San Francisco che gestisce i progetti wiki.
DA DENTRO A FUORI DAL WEB – La connessione, la rete, la tecnologia sono solo diversi aspetti di uno spirito che parte del web. Ma che dal web sta (vuole) cambiando modelli sociali ed economici. L’economia della condivisione, il metodo della collaborazione, la partecipazione nella creazione. Concetti che funzionavano in famiglia o nel caro e vecchio mutualismo. In rete si sono affinati e allargati in progetti partecipativi, diventando chiavi della cultura digitale, sia nell’esercito di attivit sociali e di volontariato, sia in quello delle aziende e del marketing. Le parole chiave sono co-creazione, social engagement, crowdsourcing (crowd – gente comune e outsourcing – portare fuori una parte di attivit). Il senso la moltiplicazione esponenziale della creativit e l’affidamento a comunit di professionisti e non compiti tradizionalemente svolti dentro le aziende. Idee stranote e condivise dagli abitudinari del web. Pi complesse per chi si limita a usare internet, scambiare mail e magari scambiare due chiacchiere su facebook. Come funziona in pratica lo mostrano alcune storie italiane, spiegate e discusse dai protagonisti, durante l’e-festival nell’incontro (organizzato da TheBlogTv ) dal titolo NoiRete: la generazione collaborativa e il crowdsourcing. A coordinare i racconti Enrico Grazzini, autore di Il bene di tutti. L’economia della condivisione per uscire dalla Crisi (Editori Riuniti). Progetti creativi o di fornitura di servizi, ma anche azioni di volontariato per il bene comune.
CASE HISTORY -Da 140 News Net, canale in italiano di fatti, news e approfondimenti filtrati attraverso i Social Media (Luca Alagna) a Cineama, sito, community e factory che mette insieme appassionati di cinema e registi indipendenti per parlare e produrre film (Tania Innamorati). L’interazione del crowdsourcing quella di noilaquila, memoria collettiva creata con l’aiuto di Google (Simona Panseri) gli abitanti della citt distrutta dal terremoto che stanno caricando immagini e racconti in una gigantesca (e tridimensionale) memoria collettiva. L’uso dei saperi condivisi tra scienziati e gente che abita in una certa zona sono la base di Open Foreste, primo esperimento europeo di mappatura di aree interessate da incendi, mezzi a disposizione e persone che si occupano di prevenzione e spegnimento (Elena Rapisardi) Risponde alla voglia di visibilit, qualche volta un modo per arrotondare i guadagni, Userfarm (Giovanni Trotto), la prima piattaforma internazionale di video crowdsourcing, che connette un network di oltre 20.000 videomakers con aziende, agenzie e broadcaster. In due anni una novantina di concorsi eseguiti. Vale a dire chiamate con bando a cui rispondono creativi con diversi progetti. Cos stato realizzato l’ultimo filmato di Microsoft e cos sta partendo il concorso di Ericsson lanciato al Festival di Venezia per videoclip musicali e documentari, girati con videofonini.
PUNTI CRITICI – Come tutti gli argomenti del digitale ha i suoi punti critici. Primo fra tutti: quanto credere a una notizia che corre attraverso i social media e il web? Non c’ controllo nella maniera tradizionale, ammette Frieda Brioschi. Funziona sull’intelligenza collettiva. Saperi che vengono condivisi per i quali ognuno cane da guardia dell’altro. Su 20 milioni di voci di Wikipedia, nessuna compilata da una solo persona, dice Frieda ricordando alcune regole: il punto di vista neutrale e il consenso: punto di vista comune. Cosi si crea l’affidabilit di un fornitore di informazione. Certo non tutto oro colato, ammette Elena Rapisardi. Bisogna imparare a riconoscere la notizia vera: lo abbiamo fatto con i media tradizionali. Si sta facendo in Rete, dove l’informazione parte dal basso ed organizzata rilanciando la verifica direttamente dove un fatto avviene. Il controllo c’ ed fatto da tante persone. L’informazione per essere utile deve essere condivisa, dice Rapisardi. Vale per un servizio vale per le notizie. Per essere utile, un servizio come la mappatura focalizzato su territori circoscritti e specifici render consapevole e partecipe la popolazione a cui si chiede di fornire aggiornamenti e notizie. Quegli stessi osservatori, rendendo pubblico quanto accade, obbligano istituzioni e aziende a rispondere e rispettare le regole, come accaduto a Fukushima oppure con la massiccia fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. Credibilit e reputazione sul web sono punto critico e di forza di ogni sito, social network e comunit che vi sia affacci. Stessa cosa per il rischio (ormai ricorrente) che informazioni di servizio e di acquisto vengano inquinate da pubblicit e marketing nascosto. E, in tanta condivisione e giusto per ragionare con vecchi schemi a chi resta la propriet intellettuale di un’idea? Fa parte delle regole che si esplicitano da subito. Anche nel caso di un guadagno, nei patti della chiamata iniziale, spiega Giovanni Trotto. In altre occasioni, un consiglio per esempio, non si crea un reale valore economico, lo scambio di competenze e alla pari. Resta la questione delle migliaia di collaboratori, flessibili, entusiasti a stipendio zero o quasi. Interessanti per le aziende che trovano un bacino di creativit potenziata e moltiplicata. E per le belle braccia-teste collaborative?
L.P.
23 settembre 2011 RIPRODUZIONE RISERVATA