Artista geniale ed eclettico della Swinging London, Brian Duffy è un altro delle menti uscite dalla Saint Martins School, a cui si iscrive a diciassette anni per studiare pittura, passando poi al fashion design.

 

Collabora quindi con le più prestigiose testate, da Esquire a Glamour, da Harper’s Bazaar al The Times, fino a essere assunto come fotografo di moda per British Vogue nel 1957.  Insieme a David Bailey e Terence Donovan, Duffy è uno dei “Black Trinity”, come battezzò Norman Parkinson questo trio che rivoluzionò la fotografia di moda. La carriera di Duffy non si limita però all’immagine fashion: scatta per la pubblicità, realizza reportage, splendidi ritratti come quello che diventa la copertina dell’album Aladdin Sane di David Bowie, ormai un pezzo di storia del costume oltre che della musica.

 

Si ritira nel 1979 all’apice della propria carriera, dopo aver ritratto con il suo obiettivo divi di Hollywood alla Michael Caine e rock star del calibro di John Lennon, Paul McCartney e Debbie Harry… e si ritira in modo spettacolare, dando fuoco a gran parte dei suoi negativi.

 

La mostra di Firenze, al Museo Nazionale Alinari della fotografia fino al 25 marzo, è dunque una prima assoluta in Italia, frutto del lavoro di ricerca di Chris Duffy – figlio del fotografo – che ha recuperato faticosamente 160 delle immagini che il padre aveva letteralmente bruciato a fine carriera.