Provocazioni Lo scultore designer spagnolo Nacho Carbonell inaugura la personale alla galleria Orlandi
Anche cocci di vetro che sembrano piume: «Amo l’ equivoco»
S e indossasse una gorgiera, sarebbe un personaggio in costume balzato fuori da un dipinto di Van Dyck. Ma poi il suo aspetto rasta ha il sopravvento sull’ immagine «storica» che di lui si può avere. Lo scultore designer Nacho Carbonell, 30 anni, appartiene alla nostra contemporaneità con i suoi progetti fuori da ogni schema che vedremo esposti alla galleria di Rossana Orlandi (via M. Bandello 14/16) , da questa sera. Non sappiamo se la sua sedia istrice possa essere un arredo, ma sicuramente è un esercizio di ingegno. Nacho Carbonell, nativo di Valencia, vive in Olanda. Camminando nel bosco, si trovò di fronte a un ammasso di rametti spezzati: «Con i miei collaboratori stavamo facendo un laboratorio di design ambientale e quando ci siamo trovati di fronte a quel fascio di legna non abbiamo avuto il minimo dubbio: dovevamo caricarlo in macchina», dice l’ artista. L’ idea è germinata poi, ed è venuta fuori una seduta con tavolino incorporato costellata di aculei. «La gente non sa se può o non può fidarsi a sedersi… ed è questa incertezza a interessarmi. È una sedia ribelle». Lo scultore ama l’ equivoco. Per esempio, cosa ci fa un trespolo di piume verdi in mezzo alla sala? Avvicinatevi e vedrete l’ inganno ottico: aguzzi cocci di bottiglia ricoprono l’ opera che è un vero deterrente alle intrusioni. S’ interroga anche sulla funzione sociale del design, Nacho Carbonell, quando immagina una panchina per un dialogo a due, fatta in cartapesta e corredata alla base di un guscio protettivo come quello della lumaca. Ma poi ama ritornare sulle sue provocazioni quando c’ invita a sederci all’ interno di una poltrona nido interamente composta da esuberanti ciuffi di ferro, inseriti e saldati in un reticolato venti alla volta, per un peso complessivo di 600 chili e 1.500 ore di lavoro (la scultura costa 90 mila euro). Francesca Pini RIPRODUZIONE RISERVATA
Pini Francesca
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(9 novembre 2011) – Corriere della Sera