Stella Jean debutta con la sua prima collezione uomo a Firenze grazie al progetto Pitti Italics, che vuole supportare la nuova generazione di designer italiani presentandoli a un’audience internazionale.
A Pitti Uomo il lancio della prima linea maschile, che ripropone con coerrenza la ricerca della designer: la contaminazione tra culture e tradizioni lontane.
In passerella è un dandy contemporaneo che attraversa metropoli (una grande proiezione video con uno skyline urbano è lo sfondo dello show), paesaggi e climi diversi. Può essere haitiano o italiano (come le doppie origini di Stella), cubano o un burkinabé, che si perdono per le strade di un’immaginaria Manhattan anni Sessanta. Il risultato è un guardaroba eclettico per affrontare le giornate assolate (bermuda, maglie e cappelli che ricorrono su molti look), ma anche una rivisitazione creativa di giacche e anche dello smoking. Su giacche e pantaloni un trionfo di stampe che spaziano dall’animalier più ironico (il pappagallo) alle strisce.
Cifra stilistica di Stella resta la “Wax Stripes Philosophy” che si traduce nell’unione tra wax, bon-ton anni ’50 e tessuti della camiceria maschile. Un mix tra stili e influenze etniche che riescono a distillarsi in outfit dal perfetto equilibrio cromatico. La moda di Stella riesca ad attraversare territori e Paesi, senza perdere di vista la propria identità.
E proprio nell’intento di evidenziare ancora una volta l’importanza delle produzioni artigianali locali, Stella Jean ha scelto di realizzare una parte delle sue creazioni impiegando tessuti prodotti a mano in Burkina Faso. I gruppi di tessitrici locali, organizzati in cooperative e in aziende individuali, sono coordinati da un hub centrale, gestito dal programma di moda etica Ethical Fashion Initiative di ITC (International Trade Centre), agenzia dell’ONU e dell’OMC.
Il debutto di Stella Jean ha dimostrato come la moda uomo possa arricchirsi di nuove suggestioni, referenze culturali, un melting pot creativo che non dimentica la dimensione etica.
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