Che ci fa un designer anomalo e outsider come Denis Santachiara in una delle più belle dimore storiche di Bergamo? Sorprende. Come è solito fare con i suoi oggetti trasformisti e ludici (basti pensare ai numerosi prodotti disegnati per Campeggi). Lui è uno dei quattro protagonisti di Dimore Design 2013, un tour nelle più belle dimore bergamasche (fino al 2 ottobre).
A essere coinvolti anche Alessandro Mendini, Anna Gili e Stefano Giovannoni che ci raccontano qui le installazioni.
Alessandro Mendini presso Palazzo Moroni.
La mia installazione si chiama Design alla deriva: un grande tappeto è sempre un rifugio, un luogo di pensiero, una immagine di convivio oppure di isolamento. E’ anche una zattera di salvezza, l’arca in un mondo alla deriva. In questo caso protegge e contiene i miei oggetti simbolici, le icone di alcuni momenti importanti della mia esistenza. Opere molto lontane fra loro nello spazio e nel tempo, nelle tematiche, nella loro collocazione nella mia memoria. Questa installazione, questo “tappeto con oggetti”, viene accolto e nasce al centro dello straordinario salone di Palazzo Moroni a Bergamo Alta. Una sfida meravigliosa e difficile, un gioco di design quasi perverso.
Anna Gili presso Villa Grismondi Finardi
Nelle riflessioni sul progetto, ho cercato di far convivere il mio allestimento con l’arredo della villa storica esistente in una sorta di dialogo che anima il luogo con nuove presenze di carattere simbolico. L’allestimento è composto da quadri in mosaico, mobili in lamiera, vasi in ceramica, tavoli e sedie di colore bianco e oro. Essi sono prevalentemente costituiti da segni di carattere zoomorfo: vasi “pecora, cavallo, elefante, …”che si rifanno alla relazione tra essere umano e animale e al legame con le alchimie cosmiche, come i quadri in mosaico dello zodiaco occidentale e dello zodiaco cinese. L’altro elemento compositivo è il colore, nella relazione che instaura tra la memoria storica del luogo e le nuove presenze di opere a cavallo tra arte e design. Esse con la loro autonomia e, liberate dalla questione dello stile architettonico, animano gli ambienti attraverso un gioco cromatico che le caratterizza e le distingue: colori fluo, azzurri, pixel digitali segnano un percorso ritmico. Il colore è una componente luminosa che contrasta con l’aspetto cromatico- materico dell’arredo settecentesco. Il risultato è una lettura come di una doppia anima del luogo: le opere e gli oggetti allocati non appartengono al filone eclettico ma sono generatrici di un dialogo muto, che si instaura tra le cose indipendentemente da chi vi ha abitato e da chi vi abiterà. Nel parco – giradino di stile ottocentesco, eventi performance e qualche installazione.
Denis Santachiara presso Palazzo Terzi
In questo palazzo barocco ho fatto un discorso di contrapposizioni: in ogni stanza, fortemente barocca, ho messo dei prodotti “open design”, ovvero oggetti aperti al consumatore, prodotti trasformabili e utilizzabili in tantissimi modi. Alcuni prodotti sono luminosi, altri animati, componibili; in un’altra stanza dove c’è l’intarsio del pavimento ho messo una sedia stampata in 3d, per evidenziare il confronto tra artigianato manuale del 600 e quello digitale.
Stefano Giovannoni presso Palazzo Agliardi
L’installazione è in un palazzo d’epoca borghese, tutto arredato e ancora abitato, dove gli interni sono rimasti barocchi, con un grande sviluppo intorno alla corte centrale. C’è un soggiorno che si affaccia sul giardino. L’interno è abbastanza buio, ma la luce filtra dal giardino. Ho pensato di creare un gioco dinamico poltrona Calla di Domodinamica (in foto), che si trasforma da poltrona a chaise longue, ho sistemato la poltrona all’ingresso, e le poltrone si aprono gradatamente per volare verso la luce. Un oggetto che si libra nel cielo come un uccello. Cinque poltrone di colori diversi, che aprono le ali per volare via.