In anteprima a Torino, in piazza Vittorio Veneto un’esposizione da non perdere, che ripercorre tutto l’itinerario creativo del designer tragicamente scomparso nel 1969 mentre si recava a Torino per illustrare i disegni di uno dei suoi modelli più famosi: la Fiat 127 – LE IMMAGINI
di VINCENZO BORGOMEO
Ci sono mostre e mostre. E quella che sara inaugurata a breve a Torino (l’apuntamento è al Verve Creative Lab in piazza Vittorio Veneto 14 dal 3 ottobre al 9 novembre) è davvero uno show da non perdere. Il nome, d’altra parte, è già tutto un programma: “Pio Manzù oltre il design’. Insomma un evento storico perché per la prima volta si ripercorre l’intenso “itinerario creativo” (come dicono gli artisti) del famoso designer tragicamente scomparso nel 1969 a soli trent’anni, mentre si recava a Torino per illustrare i disegni di uno dei suoi modelli più famosi: la Fiat 127.
“La rassegna – spiegano con orgoglio gli organizzatori – presenta materiali informativi e documentari per la gran parte inediti che, insieme a un ampio repertorio iconografico, illustrano l’originale profilo di ricerca del progettista figlio del celebre scultore Giacomo Manzù. In mostra schizzi, disegni, maquette in scala e prototipi di numerosi studi e modelli realizzati, oggi conservati nell’Archivio Pio Manzù di Bergamo, che vanno dagli anni di formazione presso la Hochschule für Gestaltung di Ulm alla collaborazione con Dante Giacosa, il famoso ingegnere e designer della Fiat”.
Tanta meraviglia è ospitata, come dicevamo, al Verve Creative Lab, punto di riferimento del design torinese. E non è una cosa da poco considerando
che i migliori designer del mondo sono in Europa, che i migliori d’Europa sono in Italia e che i migliori d’Italia sono a Torino…. Il laboratorio che dà vita alla mostra è nato – ovviamente – dall’idea di due designer torinesi, Francesca Manganaro e Cristina Pagliano. “Uno spazio – spiegano le giovani designer – dedicato agli appassionati che vogliono condividere esperienze e idee nel campo del design ma anche per chi è solo curioso e desidera conoscere meglio il mondo poliedrico della progettazione”.
Ma torniamo a Pio Manzù, da molti considerato un genio perché fu tra i primi a porsi problemi tecnici di fattibilità industriale. Manzù insomma non disegnava e basta, ma studiava, progettava, si metteva nei panni di chi poi quella macchina doveva costruirla davvero. Manzù – diplomato a Ulm (Germania) nella scuola diretta da Max Bill che
attualizzava gli insegnamenti e le metodiche del Bauhaus – insomma sarebbe potuto diventare uno degli avversari più temibili di Giorgetto Giugiaro che proprio con il cosiddetto “industrial-design” ha fatto fortuna..
Ma fra i capolavori di Manzù non c’è solo la già citata 127. Ci sono tantissimo prototipi come le Autonova GT e Fam, l’Autobianchi Coupé e il City-Taxi costruito per Fiat nel 1968. Ma anche prodotti realizzati in collaborazione con aziende dell’arredo come Italora, Kartell e Flos (per quest’ultima Manzù firmò la lampada Parentesi assieme ad Achille Castiglioni).
Insomma, un genio “capace di una ricerca a 360° mai fine a se stessa – come recita il catalogo della mostra – ma capace di realizzare prodotti concreti e accessibili che appartengono tanto all’universo degli oggetti d’uso quotidiano quanto al mondo della mobilità e dei mezzi di trasporto”.