Nei guai in 5 Il pm: così Zincar bruciò 17 milioni
Fine indagine
B uttare al vento quasi 17 milioni pubblici non è facile, bisogna impegnarsi. Ma alla Zincar, la società del Comune per progetti sulle energie rinnovabili fallita nel 2009, ci si è riusciti: a forza di «concorsi di scultura “Un futuro per le pietre del Verbano Cusio Ossola”», «iniziative culturali, editoriali e ambientaliste», «servizi giornalistici sul Meeting interregionale per la polizia municipale del Mezzogiorno», design per il «logo di un’ imbarcazione», e «consulenze» a una paracadutista estrema e conduttrice tv già testimonial di una marca di orologi. In teoria la Zincar, società ex Aem, dal 2005 controllata dal Comune dell’ era Moratti, destinata a occuparsi di energie rinnovabili e fallita nel maggio 2009, avrebbe dovuto realizzare commesse comunali per produrre idrogeno alla Bicocca, veicoli elettrici e stazioni di ricarica, installazioni multimediali per la sicurezza urbana, percorsi per la mobilità dei non vedenti. Quasi nulla di tutto ciò è stato fatto da Zincar. In compenso, per i pm i suoi amministratori hanno contabilizzato stati di avanzamento dei lavori largamente inferiori ai dati reali, così «inducendo in errore il Comune» nelle relative fatture e «procurandosi l’ ingiusto profitto di 16,8 milioni» dal 2006 al 2009. Soldi carsicamente dispersi in «convegni», «allestimenti di stand» e «campagne promozionali», «elaborazione di progetti sostanzialmente identici a studi precedenti svolti direttamente dal Comune», tutte «attività completamente estranee» agli interessi della Zincar. Oppure soldi dissolti in compensi a fornitori (a volte pur rispettabili, come Politecnico, Cattolica e Statale, a volte invece addirittura collegati indirettamente ad amministratori Zincar) «per i quali non è stato rinvenuto alcun giustificativo». Per questa «gestione dissoluta e irrazionale connotata da operazioni antieconomiche» il pm Giovanni Polizzi, alla fine di indagini coordinate dall’ aggiunto Alfredo Robledo, contesta all’ ex direttore generale Francesco Baldanzi, all’ ex amministratore unico Antonio Bardeschi, all’ ex direttore centrale Ambiente e Mobilità del Comune, Giuseppe Cozza (che si dichiara invece «totalmente estraneo»), e al responsabile dei progetti cofinanziati per il Comune, Mario Grippa, le ipotesi di concorso in bancarotta dissipativa e truffa. Un episodio chiama in causa anche Donato Liviero, «amministratore di fatto di Poliarkes srl, risultata riconducibile a Baldanzi e Grippa». «Il Comune si costituirà parte civile», annuncia il sindaco Giuliano Pisapia, mentre l’ ex presidente di Zincar, Vincenzo Giudice, chiede che «almeno Majorino e Rizzo, che più di tutti mi avevano accusato in aula, riconoscano che il loro accanimento era immotivato» e che «io non sono mai stato indagato». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it RIPRODUZIONE RISERVATA
Ferrarella Luigi
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(12 novembre 2011) – Corriere della Sera
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