Classe 1983, Matteo Molinari vanta un percorso accademico in scienze della comunicazione e poi una formazione nel design della moda. Si trasferisce a Londra per studiare al prestigioso London College of Fashion, dove consegue un master in Fashion Design and Technology Menswear e la sua graduate collection è insignita del premio LCF Best Collection of the Year 2011.

Il suo lavoro è incentrato sulle tecniche tradizionali dell’uncinetto e della maglieria fatta a mano coniugate con la sartoria maschile tradizionale. L’estetica delle collezioni è un connubio tra tagli asciutti e matematici, silhouette androgine e tecniche di lavorazione fatta a mano in Italia. Oltre alla linea di prêt-à-porter e su ordinazione, Matteo Molinari realizza una collezione di occhiali da vista e da sole prodotti da artigiani italiani.

Come sei approdato alla moda?
“Dopo essermi laureato in comunicazione e aver conseguito la laurea magistrale in discipline semiotiche e filosofia del linguaggio, quasi per caso mi sono trovato a lavorare in un ufficio stile che disegnava prodotti per brand italiani e internazionali. Piano piano ho accumulato esperienza nel campo del design tanto da decidere, alla fine del mio contratto di consulenza, di trasferirmi a Londra, dove dopo due anni di duro lavoro ho conseguito il mio master in Fashion Design and Technology al prestigioso London College of Fashion”.

Cos’è per te l’eleganza?
“Per me l’eleganza sta soprattutto nella misura: misura nel scegliere solo quello che valorizza al meglio la nostra persona diventando espressione di alta qualità e cultura manifatturiera.

Altre esperienze nella moda?
Oltre alla mia attività di menswear designer sono dottorando con borsa presso il London College of Fashion, University of Arts di Londra e faccio parte dell’hub di ricercatori in Fashion and Textile di Central Saint Martins, Chelsea College of Arts e London College of Fashion”.

Progetti alternativi
“Conseguire il mio dottorato allo scoccare dei miei trenta anni (entro il 2014) e ampliare la mia linea con collaborazioni e capsule project”.

Il tuo metodo di lavoro e di creazione
“Tutto parte dalle tecniche tradizionali quali uncinetto, sfilature a maglieria fatta a mano. Dalla mia ricerca e collaborazione con le persone che praticano queste tecniche nascono le idee che poi vengono sviluppate da me in studio. Essendo stato educato come sarto da uomo realizzo la base/cartamodello del capo e conduco personalmente il fitting di ogni capo in collezione. Quando sono soddisfatto del risultato in studio, il lavoro è diviso tra le artigiane che realizzano i pannelli e gli elementi lavorati a mano e il capo finale tagliato e assemblato nell’azienda con la quale collaboro. In questo processo si uniscono competenze molto diverse e due mondi per certi versi lontani (aritigiano/tradizionale e manifatturiero/industriale) vengono sintetizzati in capi dalla forte personalità. Una commistione di tradizione e moderna tecnologia”.

Che icona vorresti vestire? E cosa sceglieresti?
“Vestirei Bryan Ferry con una giacca sartoriale, dei fluidi ampi pantaloni in fresco lana e una camicia bianca”.

Che cosa rappresenta Who is on Next? nella tua carriera?
“Un traguardo nella mia carriera, il riconoscimento del valore della mia ricerca e del mio lavoro e un’occasione unica per proiettarmi verso la mia crescita personale e professionale”.

Che cosa ti aspetti dalla partecipazione alle finali?
“Una bella occasione di confronto e feedback sulla mia attività stilistica”.

Se dovessi descrivere Firenze in tre parole cosa diresti?
“Umanesimo, bellezza, simmetria”.

E se dovessi descrivere il tuo stile in tre parole?
“Contemporaneo, androgino, quirky”.

di Federico Poletti

Pubblicato: 13 giugno 2013

 Commenta

Last On Vogue