LA POLEMICA

Boom in Gran Bretagna e in America di interventi chirurgici estetici chiesti da donne che detestano il proprio organo genitale. Negli Stati Uniti, nel 2009, sono stati spesi circa 5 milioni di euro per operazioni di questo genere

di ENRICO FRANCESCHINI

Londra, la vagina da design nuova frontiera della chirurgia plastica 

LONDRA – Non capita tutti i giorni di leggere la parola “vagina” in un titolo di giornale. Ancora più raro è trovarla accoppiata alla parola “designer”. Eppure è proprio questo il titolo che il Guardian, quotidiano londinese serio e progressista, ha sparato provocatoriamente sulla copertina del suo inserto patinato del sabato. Il motivo? Un boom in Gran Bretagna e in America di interventi di chirugia plastica intrapresi da donne che “detestano” il proprio organo genitale e desiderano averne uno “da design”, ridisegnato in modo da apparire più attraente e risultare più confortevole.

Il seno artificiale, le labbra al silicone, la liposuzione delle gambe, il lift del volto, continuano a essere le operazioni di chirurgia estetica più popolari (senza dimenticare la crescita degli interventi affrontati dagli uomini per ridurre i “boobs”, come si dice in gergo in inglese, le “tette” maschili dopo una certa età, o per costruire artificialmente il “six pack”, ovvero i muscoli addominali). Ma le cifre parlano chiaro riguardo al nuovo trend degli interventi vaginali: nel 2009, ultimo anno su cui esistono statistiche, negli Stati Uniti sono stati spesi 6 milioni e 800 mila dollari (circa 5 milioni di euro) per operazioni di questo genere, secondo l’American Society for Aesthetic Plastic Surgery. Tendenza analoga nel Regno Unito, dove nel 2008 sono state effettuate 1118 operazioni di “labioplastica” vaginale,

un aumento del 70 per cento sull’anno precedente. Da allora, riporta il Guardian, l’aumento è ancora più considerevole, negli Usa come tra le inglesi. Sotanto considerando una clinica (o meglio una catena di cliniche) di chirurgia estetica britannica, l’Harley Medical Group, dall’inizio del 2011 ci sono state più di 5 mila richieste per operazioni di “plastica ginecologica”, come vengono chiamate dagli specialisti.
E un paio di mesi fa a Tucson, in Arizona, si è svolto il primo congresso internazionale di Aesthetic Vaginal Surgery (chirurgia vaginale estetica).

 Alcune di queste operazioni, afferma il Guardian, servono a eliminare un fastidio fisico di tipo sessuale o di altro genere: una certa Sherie, per esempio, racconta molto esplicitamente di avere avuto problemi, dopo tre gravidanze, con le dimensioni del suo apparato vaginale, sia durante i rapporti sessuali che quando andava in bicicletta, una sua passione. Così si è sottoposta a un intervento e dice di essere pienamente soddisfatta del risultato. Ma la maggior parte degli interventi sono puramente estetici: riflettono il desiderio di avere ua vagina “ringiovanita” e “da design”, spiegano i chirurghi partecipanti al congresso in Arizona. Come si evidenzia dal nome di uno di questi trattamenti, che promette di dare alle donne, o meglio al loro apparato vaginale, un “Barbie look”.

Naturalmente, come e più di altri settori della chirurgia estetica, questo nuovo campo suscita dissensi e apprensioni. L’American Congress of Obstetricians and Gynaecologists classifica gli interventi di chirurgia estetica vaginale come “non necessari dal punto di vista medico”, possibilmente “non sicuri” ed esprime preoccupazione per gli “aspetti etici” di tali procedure. Varie associazioni femministe accusano i medici che fanno questo tipo di operazioni di essere dei predatori che giocano sull’insicurezza delle donne per spingerle a interventi di cui in realtà non avrebbero bisogno. Alcuni sostengono che dietro il boom c’è solo per l’appunto l’avidità dei chirurghi estetici, inclusi ginecologici che possono di colpo moltiplicare i loro guadagni rispetto al lavoro di routine: l’intervento più economico, la “labioplastica”, completabile in poche ore in un day-hospital, costa quasi 4 mila euro. Altri mettono in guardia contro risultati deludenti che peggiorano invece di migliorare la situazione e costringono le donne a una lunga serie di dolorosi e dispendiosi interventi correttivi. E perfino giornali che non si astengono certo dall’incitare le donne a intraprendere qualsiasi strada, per avere un look più sexy o per compiacere l’uomo, criticano aspramente questa novità, come la rivista femminile Cosmopolitan, che l’anno scorso ha intitolato un articolo sull’argomento: “Vagine sotto attacco, non lasciate che il vostro avido ginecologo vi spinga a questo orrendo errore”. Ma la moda della “vagina da design” è cominciata e non sembra in procinto di scomparire.