Level design e scontri a fuoco poco entusiasmanti
In un mondo che troppo spesso si prende dannatamente sul serio (a dispetto di una maturità artistica del medium francamente risibile, visto e considerato lo spessore del videogioco “medio”) è bene che esistano rumorose eccezioni come i texani di Twisted Pixel. Con la loro formidabile verve ed il loro humor dissacrante, i ragazzacci di Austin – freschi freschi di acquisizione da parte di Microsoft – sembrano infatti basare tutte le loro produzioni su una dogmatica regola aurea: intrattenere il giocatore con soluzioni ludiche ben congegnate (anche se mai particolarmente originali o raffinate), ma soprattutto farlo morire dalle risate.
Per quanto possa sembrare una trovata banale o magari non clamorosamente dirompente, il risultato è di quelli da non sottovalutare: i titoli Twisted Pixel finiscono infatti per farsi adorare in virtù della loro attitudine, riuscendo a distinguersi da tutti gli altri per le peculiari modalità di intrattenimento, spesso più simili a quelle di una commedia demenziale che non a quelle canoniche di un videogame. Se ancora non l’avete fatto, scaricate la demo di Comic Jumper per credere: tra jingle idiotissimi, esilaranti allusioni sessuali e personaggi oltre il limite dell’improbabile, vi basterà appena qualche minuto per farvi stregare da una formula irresistibile, capace in qualche modo di prescindere addirittura dal gameplay.
LA VENDETTA DEL PISTOLERO ZOMBIE
Visti il curriculum di tutto rispetto e l’originalità della proposta, grande era l’attesa per The Gunstringer, nuovo progetto dei padri di ‘Splosion Man specificatamente costruito attorno a Kinect. Originariamente annunciato come titolo Live Arcade – ma in seguito promosso a regolare uscita nei negozi in bundle con Fruit Ninja Kinect, segnando così il debutto assoluto di un gioco Twisted Pixel in edizione “fisica” – The Gunstringer si presenta come uno shooter su rotaie incentrato sul desiderio di vendetta di una marionetta scheletrica, tradita ed incastrata dalla sua vecchia gang (comprendente fra gli altri un uomo-tubo gonfiabile, una maitresse a vapore taglia oversize e una sacerdotessa voodoo).
Non spaventatevi di fronte a una trama che è intenzionalmente il trionfo del nonsense: in pratica vi ritroverete alle prese con un clone di Sin Punishment in salsa western/giocattolosa, reso indubbiamente ancor più particolare dal peculiare sistema di controllo rigorosamente Kinect-centrico. La scelta di un protagonista marionetta è infatti tutt’altro che casuale: l’idea è quella di trasformarvi in un vero e proprio burattinaio, con la mano sinistra adibita al controllo dei movimenti orizzontali/verticali del Gunstringer e la destra impegnata nella gestione della mira.
QUESTIONE DI GRILLETTO
La vera unicità del sistema di controllo è da ricercarsi ad ogni modo nell’effettiva meccanica di tiro: una volta fissato il lock del mirino sui bersagli (fino ad un massimo di sei alla volta), per sparare dovrete infatti muovere repentinamente il polso, mimando così la gestualità utilizzata dai bambini per far fuoco con un’immaginaria pistola delineata da pollice ed indice. Una trovata forse un po’ naif, ma in definitiva assolutamente soddisfacente nel ricreare sparatorie dal sapore gustosamente innocuo, che si sposano a meraviglia con il Far West fatto di cartone, legno e materiali riciclati su cui è fondato The Gunstringer.
Peccato però che per motivi di natura tecnica i controlli finiscano per risultare croce e delizia dell’esperienza: se da un lato infatti prendere la mira in maniera tanto naturale ed immediata si rivela efficace ed appagante, dall’altro appare assai meno riuscita la gestione dei movimenti del personaggio (particolarmente problematica nelle occasioni in cui è richiesta una certa precisione nel posizionamento del protagonista).

PALLOTTOLE SPUNTATE
Una situazione sinceramente fastidiosa, slegata tuttavia da ipotetiche limitazioni a livello hardware: come chiaramente dimostrato da Child of Eden,Kinect è infatti perfettamente in grado di interpretare anche movimenti molto leggeri e misurati, soprattutto limitando il suo campo di ricerca a punti ben definiti.
Viene così da pensare che l’errore degli sviluppatori sia probabilmente di tipo concettuale, con la periferica impostante sullo scan completo del corpo quando di fatto sarebbe stato più che sufficiente – nonché notevolmente più efficace – il solo tracking delle mani del giocatore.
Se a tutto ciò aggiungiamo un design dei livelli davvero blando, scontri a fuoco non proprio entusiasmanti (perché nonostante l’evidente ispirazione, l’eccellenza di Treasure rimane mostruosamente distante in questo senso) e combattimenti coi boss noiosamente ripetitivi, l’impatto globale purtroppo non migliora.
Intendiamoci: The Gunstringer non è un brutto videogame, e anzi si lascia giocare tutto sommato piacevolmente sino alla fine, accompagnando la simpatica marionetta messicaneggiante verso un gustoso epilogo. Non bastano però le solite brillanti trovate di contorno (dalla commistione intensiva tra girato con attori reali e grafica 3D all’utilizzo di una voce narrante sul modello di quanto visto in Bastion, passando per il solito tono scanzonato o deliranti citazioni dalla Troma) a far scattare la proverbiale scintilla: l’impressione è quella di un titolo sempre sul punto di decollare, che purtroppo però non riesce ad elevarsi da terra come in realtà il giocatore vorrebbe.
Article source: http://www.videogame.it/the-gunstringer-x360/101091/il-buono-il-brutto-la-marionetta.html