ROMA – Nel mese scorso vi abbiamo parlato in anteprima nazionale del FABtotum, stampante 3d polifunzionale ideata e sviluppata da ragazzi italiani, ex-studenti del Politecnico di Milano. Oggi abbiamo intervistato il dottor Marco Rizzuto, una delle menti principali dietro al progetto. Vi ricordiamo che per maggiori informazioni sul fabbricatore personale potete consultare la pagina facebook ufficiale e seguire l’evolversi della campagna di finanziamento avviata su indiegogo.
Net1News: Parliamo brevemente di “FABtotum”, cos’è esattamente e cosa fa?
Marco Rizzuto: FABtotum è un cubo di 36 cm di lato, che include una serie di sensori e meccanismi in grado di acquisire forme di oggetti introdotti e digitalizzarli. Permette inoltre di stampare in 3D con polimeri plastici come il PLA (ottenuto dal Mais) o tagliando e fresando materiali diversi.
Per definizione è un fabbricatore personale, ovvero un dispositivo che negli intenti vuol poter fabbricare tutto.
Net1News: Come è maturata l’idea del fabbricatore personale “FABtotum”?
Marco Rizzuto: Gli architetti (ma anche i designers e molte altre figure professionali) ricordano bene le notti insonni passate a costruire modellini da presentare per sostenere esami e per le consegne intermedie nei corsi di studio. Noi, come tutti gli altri, avevamo lo stesso problema: rendere fisici oggetti e prototipi a partire da disegni 3D al computer,e presentarli al professore la mattina dopo. Diversamente dagli altri però non ci siamo rassegnati ed abbiamo iniziato a costruire dispositivi diversi simili a robot industriali, in grado di aiutarci nel taglio, nella fresatura e nella stampa 3d dei prototipi. A distanza di anni abbiamo raccolto una sfida: condensare tutta la nostra esperienza in un singolo dispositivo multifunzione che potesse essere accattivante ed utile per persone diverse, tra professionisti o appassionati di hi-tech, senza spaventare con tecnicismi o complessità inutili.
Net1News: L’intuizione è stata geniale e la risposta degli esperti del settore entusiastica, ma trasformare un progetto così ambizioso in realtà deve essere stato un percorso irto di sfide.
Marco Rizzuto: Le sfide ci sono state certamente ma ogni volta è stato per noi motivo di miglioramento e maturazione. Spesso nei problemi che sorgono c’è il seme della soluzione e se questo non è palese allora bisogna prendere il problema come occasione per migliorare il prodotto. Alla fine dello sviluppo non solo abbiamo ottenuto quello che volevamo ma addirittura il risultato è migliore di quanto avessimo inizialmente pianificato.
Net1News: Cos’è che rende così appetibile ed unico il FABtotum? La concorrenza d’oltreoceano è spietata ma avete saputo batterla sul tempo sotto diversi punti di vista.
Marco Rizzuto: Un prodotto, per definizione è un “prodotto” di qualcosa. Spesso si pensa che per prodotto si parli di “prodotto dall’industria o dalle persone”. FABtotum intende essere il prodotto di una filosofia molto precisa: quella della fabbricazione personale. La fabbricazione personale, ovvero portare nelle case e alla gente comune strumenti diversi ed integrare metodi di produzione differenti, ha ovvie ricadute sociali ed implicazioni notevoli. Persone diverse possono interagire con manufatti fisici e digitalizzarli, quindi lavorare a distanza o con formazioni e competenze differenti. Tre ragazzi, con capacità differenti possono mettersi insieme e creare un prototipo, il quale può essere mostrato ad un investitore, vincere concorsi e diventare una startup creando posti di lavoro e coronando un sogno. Questo è quello che succede dando alle persone gli strumenti per realizzare le proprie idee. “FABtotum personal fabricator” appunto è un prodotto commerciale figlio di questa filosofia, per tanto è stato pensato attorno all’utilizzo e alle sue implicazioni piuttosto che solo alla tecnologia o al design con cui si presenta.
Net1News: Vincere il primo premio allo “Switch 2 Product” promosso dalla Fondazione Politecnico di Milano e comparire su Super Quark deve essere stato grande motivo d’orgoglio per il team.
Marco Rizzuto: Certamente, ma il vero orgoglio è trovare tutti i giorni gente nuova che ti avvicina e ti chiede se è possibile fare qualcosa di specifico con FABtotum. Ci è stato chiesto se si potevano prototipare gioielli o acquisire forme molto piccole, stampare prototipi di protesi o elettroniche complesse doppio strato. In tutti i casi la risposta è stata si, ma il vero orgoglio è che queste domande spesso venivano da persone senza nessun background tecnico specifico, ma solo con la voglia di creare oggetti e realizzare le proprie idee. Spesso questi incontri ci suggeriscono più idee di quante ne avessimo maturato all’inizio perché ci fanno capire come le necessità delle persone creative vanno molto spesso al di là degli strumenti a loro disposizione per realizzarle.
Net1News: La fabbricazione personale, per molti riconducibile al termine generico “stampa 3D”, è un percorso affascinante e rivoluzionario. Come viene recepita in Italia? Crede che prenderà piede anche grazie a strumenti innovativi come il FABtotum?
Marco Rizzuto: L’Italia è un paese molto fertile da questo punto di vista, anche se al di fuori dell’Europa il settore si muove 10 volte più velocemente. Un peccato visto che le stampanti low cost sono praticamente nate in Inghilterra con il progetto RepRap. FABtotum però fa da tramite, non è solo una stampante 3d,ma un vero e proprio strumento che vuole creare un ponte tra differenti tecniche costruttive e la flessibilità della stampa 3d.
Net1News: Le dimensioni contenute rappresentano una delle armi vincenti del FABtotum. Avete in mente anche macchine più grandi e magari con ulteriori funzionalità, qualora vi fosse una richiesta specifica del mercato?
Marco Rizzuto: FABtotum è prima di tutto una piattaforma di fabbricazione personale. Per noi è di vitale importanza garantire che l’uso fatto possa essere flessibile ed adattabile per tutti. Da tagliare degli origami di carta con un piccolo laser a incidere il retro dell’iphone o fare applicazioni scientifiche o educative, stiamo lavorando insieme a sviluppatori e makers per rendere FABtotum un dispositivo capace di adattarsi a tutte le esigenze.
Net1News: Avete avviato una campagna di finanziamento su indiegogo che sta procedendo a vele spiegate, quasi quadruplicando il “goal” iniziale che avevate prefissato. Non appena terminerà quali saranno i prossimi passi del progetto? La risposta Italiana?
Marco Rizzuto: Innanzitutto il costo del dispositivo si è dimostrato quello giusto per il mercato al momento, nel senso che vuole essere un elemento democratizzante. Non tutti possono permettersi 2000 euro per quello che viene percepito come un giocattolo costoso. FABtotum costa meno della metà di molte stampanti sul mercato al momento. Questo è stato possibile grazie all’alta integrazione dei sistemi che ha ridotto i prezzi di produzione. La campagna sta andando molto bene, soprattutto contando che presentare e vendere un prodotto tecnologico a paesi come Stati Uniti, Inghilterra, Germania non è semplice e bisogna vincere qualche iniziale diffidenza. Fortunatamente l’idea proposta è talmente dirompente, la comunicazione ha fatto il resto. L’Italia per definizione non è il mercato principale delle stampanti 3D al momento, ma anche qui come all’estero i segnali sono stati positivi (seppure in proporzione minore), soprattutto contando che tutta la pubblicità si è generata dal buzz attorno alla campagna, e neanche un euro è stato speso ad oggi per fare marketing. FABtotum sarà consegnato nel secondo quadrimestre del 2014, con circa 200 unità già piazzate in meno di un mese. I prossimi passi saranno rendere FABtotum ancora più flessibile e capace, senza intaccare le prestazioni già incredibili.
Net1News: In Italia molti giovani soffrono a causa delle problematiche lavorative. Voi avete trasformato un’idea in un prodotto eccezionale del quale sentiremo parlare lungo; avete qualche consiglio e suggerimento da dare?
Marco Rizzuto: Sarà banale ma ..”sempre credere nella propria visione”. A questo primo consiglio va aggiunto “non affezionarti troppo alla tua visione”. Anche se apparentemente antitetici questi due ragionamenti devono essere presenti: per quanto riguarda il primo la visione non si concretizza mai finché non si va fino in fondo. Bisogna quindi essere quasi cinici, anche quando si è arrivati a qualcosa, non bisogna festeggiare troppo un risultato, perché questo è effimero e non garantisce altrettanto successo nel futuro, ma solo euforia nel presente. Questo ci porta alla seconda frase: bisogna imparare a distaccarsi dalla propria visione, non per insicurezza ma per cercare sicurezza. Spesso lavorando 24/7 su un progetto viene naturale difenderlo e proteggerlo dagli attacchi. Questo può essere giusto quasi tutte le volte, ma è altrettanto sicuro nel 100% delle situazioni vince chi riesce ad analizzare le proprie debolezze con obiettività e distacco. E infine “lasciare ogni sicurezza”. Chi vuole intraprendere la strada della propria creatività deve saper accettare (e valutare) rischi solo basandosi su se stesso, oltre a dover lavorare senza orari.
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