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ENRICO MARIA ALBAMONTE

Formidabili quegli anni, i favolosi anni ‘60: anni di fronda giovanile e di rivoluzioni creative epocali. Il revival dell’estetica modernista di quel periodo è nell’aria: basta guardare le scene di Pan Am, il nuovo serial americano interpretato da Christina Ricci nei panni di una hostess molto fashion.
«Perché gli anni ‘60? Perché non c’è stata un’epoca più feconda di innovazioni soprattutto nelle arti applicate e nel design: penso a Zanuso ma anche ad Achille Castiglioni e alla sua lampada ad arco». Non ha dubbi Carlo Colombo, affermato architetto milanese apprezzato in Italia ma osannato all’estero, specialmente in Cina dove insegna Architettura e sviluppa progetti avveniristici. Uno che ama spaziare, con una vitale passione per la moda: uscirà per la primavera 2012 la sua nuova capsule collection di sneakers per Levi’s in pelle e tessuto. Spezza una lancia a favore del design anni ‘60 anche Burberry Prorsum con i suoi sette ottavi dalle spalle a parentesi e gli alamari da montgomery e Giuseppe Colombo, meglio noto come “Mister Gallo”, marchio cult sinonimo dei calzini rigati multicolori più famosi nel mondo e oggi di lineari e sbarazzine collezioni di accessori, profumi, maglieria e ready to wear: «La nostra collezione invernale è un’ode alla bellezza femminile: le tuniche e i cappottini di lana operata a trapezio, memori della mini di Mary Quant, svelano con classe le gambe femminili; sono sempre stato un fan degli oggetti di Brionvega e il mio ideale di eleganza è il duca di Windsor tuttora popolare negli atelier di Savile Row, mecca dell’alta sartorialità britannica ed epicentro dell’avanguardia fashion anni ‘60».
Erano anni in cui la moda e l’arte erano inseparabili: come intuì Yves Saint Laurent il cui abito Mondrian del 1965 fece il giro del mondo dando vita a «un oggetto che si inseriva nella cultura e nel sociale come un’opera d’arte che prefigurava un destino futuro» come spiega Enrica Morini in “Bianco e nero” di De Agostini. E oggi questa visione “rétrofuturista” ha lasciato tracce appariscenti in varie collezioni invernali: da quella di Aquilano Rimondi incentrata su una rilettura delle geometrie del pittore olandese accostato da Argan al filosofo Spinoza, fino alla cappa patchwork di Chloé e alle scarpe di vernice di Casadei che ha coniato un tacco smaltato ribattezzato appunto Mondrian.
E in omaggio ai grafismi anni ‘60 Prada rispolvera le Mary Jane: le civettuole scarpe fumetto col tacco quadrato, punta tonda e laccetto sul collo del piede. Tornano in voga anche i capelli corti di Mia Farrow in “Rosemary’s baby”: sono ideali per le sue emule griffate Valentino che punta su tuniche color cipria e quelle di Philosophy di Alberta Ferretti, abbigliate con i tenui colori fondant dei macarons, i golosi pasticcini artigianali de Ladurée. Più sferzanti i colori pantone degli abiti geometrici in lana double di Blumarine che in onore di Courrèges, marchio cult in fase di rilancio, propone dettagli gommati e stivaletti rasoterra in tinta. L’energia del colore riscalda anche i completi di bouclé di Bottega Veneta dove Tomas Maier cita lo charme di Kim Novak. E proprio in questi giorni il film simbolo degli anni ‘60 “Colazione da Tiffany” con l’elegantissima Audrey Hepburn spegne 50 candeline. Le mode passano ma lo stile resta.