Mai come oggi il design e l’architettura devono fare i conti con le previsioni demografiche. Dal 1980 al 2010 l’indice di vecchiaia in Italia è triplicato e entro il 2050 oltre una persona su 3 avrà più di 60 anni. Una tendenza mondiale che porterà nello stesso anno a contare oltre 2 miliardi di ultrasessantenni nel mondo, secondo l’Unfpa, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione. Ecco che vasche da bagno, porte strette, rampe di scale e prati da innaffiare renderanno inaccessibile a gran parte delle persone la propria casa, costringendola a lasciarla in vecchiaia, quando i ricordi e le cose familiari sono vitali come non lo sono in nessun’altra fase della vita.
Per questo si fa strada, largamente sperimentato in Stati Uniti, Canada e Nord Europa, un nuovo modello di progettazione accessibile a tutti, detto “universal design”. Secondo questa filosofia un edificio deve poter essere abitato a ogni età e con qualsiasi disabilità. Architettura di civiltà e di convenienza. Più persone autonome, infatti, significa meno costi per l’assistenza, come spiega a D.it l’architetto Assunta D’Innocenzo, presidente dell’associazione Abitare e Anziani: “Bisogna intervenire per forza perché l’invecchiamento della popolazione è un processo inarrestabile e con abitazioni adatte si può evitare che ricada sul sistema sanitario”. Come emerge dal settimo rapporto Salute-Censis sulla terza età, secondo gli anziani, tra i servizi da incentivare al primo posto c’è l’assistenza a domicilio (47,3%). Ma con lo universal design ce ne sarebbe meno bisogno, secondo D’Innocenzo: “Le soluzioni sono tante, dalle coabitazioni di solidarietà al cohousing”. In poche parole, dividere spazi e servizi con persone amiche.
Tra gli obiettivi dell’universal design, infatti, c’è quello di mantenere il più a lungo possibile la rete di relazioni che rende felice la nostra vita. Una recente ricerca inglese realizzata da WRVS, organizzazione no profit fondata 75 anni fa per migliorare la vita degli anziani nel Regno Unito, rivela che il 17% delle persone sopra i 75 anni non usa i mezzi pubblici perché non adatti alle proprie disabilità. E il 10% resta intrappolato in casa, non avendo alternative per uscire, nonostante per legge possa viaggiare gratuitamente. Per questo le case del futuro non dovranno solo essere senza barriere, ma ben collegate ai mezzi pubblici e vicine a luoghi di aggregazione sociale, per evitare l’isolamento, considerato che, in Italia, sono in crescita le famiglie costiuite da una persona sola, come si legge nel 2° rapporto Nomisma sulla condizione abitativa in Italia.
L’esperienza, poi, dice che si vive meglio dove si mescolano generazioni diverse. E in Italia i migliori esempi di universal design seguono queste indicazioni: “Penso – dice D’Innocenzo – alla cooperativa Ansaloni di via Scandellara a Bologna o alla coop Di Vittorio di Torino, perché sono alloggi integrati. Ma ce ne sono altri”. Non è possibile in Italia avere edifici moderni per tutti. Ma una soluzione c’è, secondo la presidente di Abitare e Anziani: “Gli interventi da fare sono due: recupero e riqualificazione di queste parti più antiche dove abita la maggior parte degli anziani. Ma ci vuole un intervento agevolativo: l’accessibilità andrebbe incentivata come è stato fatto per le energie rinnovabili”.
Esistono comunque alcuni accorgimenti per rendere la propria casa un po’ più accessibile senza spendere una fortuna, anzi, risparmiando. Ad esempio ricavando degli spazi abitativi autonomi all’interno di essa, se è abbastanza grande, in modo da ospitare in caso di bisogno parenti, amici o personale di assistenza. E, perché no, affittarli ad altri a un prezzo di favore, in cambio di qualche piccolo aiuto, come portare la spesa o curare il verde. Dagli SOS telefonici ai sensori che bloccano le fughe di gas, passando per le caldaie che si accendono da sole all’arrivo in casa, sono tanti i dispositivi tecnologici che aiutano a rimanere il più possibile autonomi anche in vecchiaia. E ad alleggerire la bolletta, tanto più importante se, come rivela il Censis, 88 anziani su 100 risparmiano in modo sistematico su acqua e elettricità.