Una ricerca di Camera di commercio e Politecnico rivela che le aziende “design oriented” del Piemonte hanno aumentato del 6% i fatturati negli ultimi quattro anni, anche se hanno perso posti di lavoro. Le attività strettamente legate alla creatività oggi valgono l’1% del Pil regionale

di STEFANO PAROLA


Il design non sente la crisi dal 2007 affari in crescitaGiorgetto Giugiaro, uno dei designer piemontesi più famosi nel mondo 


Nessuno lo aveva mai quantificato, ma ora un numero c’è: in Piemonte il design vale 1,2 miliardi, circa l’1% del Pil regionale. E i suoi numeri sono in crescita: dal 2007 a oggi il giro d’affari delle aziende “design oriented”, ossia che hanno a che fare in un modo o nell’altro con la creatività, è aumentato del 6% nonostante la crisi economica.

Ad analizzare questo settore dell’economia piemontese ci ha pensato una ricerca della Camera di commercio di Torino e dal gruppo di ricerca in Design del Politecnico. Un’indagine che, spiega il presidente Alessandro Barberis, “aggiorna la fotografia delle attività di design piemontesi, fornendo informazioni preziose sulle politiche attuate negli scorsi anni e su quelle da realizzare. Crescono, ad esempio, gli uffici tecnici interni alle imprese: un risultato positivo, ottenuto anche grazie all’impegno degli enti di formazione in design e degli enti pubblici del territorio, in primis la Camera di commercio”.

L’ultima analisi risale al 2007 e parlava di 770 aziende coinvolte in vari modi nel design, che producevano 12 miliardi di fatturato. Oggi invece le imprese sono diventate 850 e il giro d’affari è lievitato a 13 miliardi. Se si escludono le 80 nuove realtà nate negli ultimi cinque anni, i ricavi delle aziende “storiche” sono salite del 6%, anche se nel mondo soffiava la recessione. E le attività strettamente legate al design valgono il 10% circa di quei 13 miliardi.

Tra

queste figurano aziende che disegnato automobili avveniristiche, oggetti moderni per la cucina, gioielli e così via. Ma non solo: «Il nostro sistema territoriale – fa notare Luigi Bistagnino, presidente del corso di studi in design del Politecnico – si conferma motore di crescita anche per le giovani imprese, al servizio di un mercato del prodotto industriale e di comunicazione che oltrepassa i confini regionali».  Metà delle aziende, infatti, ha come mercato di riferimento l’Italia, mentre il 31% è impegnato su scenari europei.

La crescita degli affari ha però avuto un contrappasso: cinque anni fa le imprese collegate al settore davano lavoro a oltre 50 mila persone, oggi la cifra è scesa a 48 mila. E se si escludono le 80 nuove aziende, gli addetti sono calati a quota 43 mila, il 15% in meno di cinque anni fa.

L’indagine di Politecnico e Camera di Commercio spiega anche come sono fatte le aziende di design. Metà di loro ha meno di cinque addetti e quelle che ne hanno più di 250 sono solo il 6%. Quasi il 60% fattura meno di un milione, contro un 13% che supera i 15 milioni. Di cosa si occupano? Una su due di “product design”, il 29% di grafica e comunicazione, il 10% di moda e il 9% di “transportation design”. In tutto ciò, la provincia di Torino fa la parte del leone: ospita il 66% delle imprese.

Numeri che la Camera di commercio intende migliorare ancora. Per questo ha varato un nuovo progetto, chiamato Eden, che mira, spiega Barberis, “a sensibilizzare le aziende manifatturiere a utilizzare il design come leva competitiva”. Si snoda su due livelli: uno base, che consiste in un percorso formativo sui temi del design sostenibile, l’altro avanzato, che prevede un percorso di assistenza alle singole aziende per analizzare i processi produttivi in chiave di eco-sostenibilità.