GARDA. C’era una volta il cellulare. Ora ci sono l’iPhone (e i suoi fratelli): si telefona ma, soprattutto, si registrano immagini a tutto spiano, caratterizzate dagli effetti più fantasiosi, grazie a centinaia di «app». Non tutto sprofonda nei meandri dei «social network»: «iPhoneography», la mostra di Diego Speri che si inaugura sabato 7 settembre alle 18 nella galleria Fiaf di Garda, in Palazzo Pincini Carlotti (apertura dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 16 alle 19, il sabato e la domenica fino al 29 settembre), ne è la dimostrazione.
Le 50 stampe in bianco e nero su forex, visioni urbane soprattutto parigine, sono il frutto di una ricerca ai confini della modernità. E sono anche una risposta, un «sì» chiaro e forte, alla domanda che molti puristi si fanno, ovvero se si possa fare vera fotografia con un telefonino. Sintesi delle forme e ricerca grafica sono da decenni una sorta di marchio di fabbrica per Speri. Tecnicamente le immagini sono state scattate con Hipstamatic per iPhone, una delle applicazioni più famose, ispirata alla plasticosa Hipstamatic 100 dei primi anni Ottanta, quando l’alimentazione era ancora «a rullini».
La sensazione di «analogico in digitale» è data dall’aspetto e da una serie di filtri intercambiabili: obiettivi, simulazioni di pellicole differenti e flash. Impossibili le modifiche dopo lo scatto: effetti e composizione vanno «visti» prima. «Da tre anni sperimento le possibilità espressive di questo strumento – spiega Diego Speri – indagando nelle numerose combinazioni del kit fotografico: lenti, film e flash. Per poi scegliere una soluzione per il bianco nero e una per il colore. Ora posso dire che con Hipstamatic ho sempre in tasca uno strumento che conosco e risponde alle mie necessità interpretative».
L’autore, il quale dal 1986 frequenta il Circolo Fotografico Veronese, ha già esposto le proprie opere sia in rassegne personali che collettive. Al suo attivo riconoscimenti in concorsi in Italia e all’estero. La Fiap (Federation Internationale de l’Art Photographique) gli ha concesso l’onorificenza Afiap (1992), Efiap (2002) e Ifi (Insigne fotografo italiano) nel 2011. L’«iPhoneography» è dunque il futuro dell’arte visuale? Speri consegna le avvertenze per l’uso: «Il proliferare di immagini è mediato da una tecnologia sempre più perfezionata, spesso la scorciatoia rispetto a un percorso personale creativo. Se con un iPhone e un programma come Histamatic o altri simili riprendo un paesaggio – spiega – otterrò una foto splendida e interessante ma tutto è stato fatto dai progettisti della Apple e dai programmatori di Hipstamatic; all’utente resta il piacere della creazione, senza la fatica e l’impegno della “progettualità”. E c’è il forte rischio di non sapere se l’effetto sia frutto di una propria visione o se sia la tecnica a fare le scelte al posto del fotografo». Al quale tocca, come ieri, di dominare il mezzo. Tutto come in passato: nulla di davvero nuovo, la differenza la fa lo sguardo.

Paolo Mozzo