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Design e tecnologia prendono
il posto dei fumi della chimica
Un’immagine della Retail Design, azienda di Marghera
Gli occupati sono tornati ai livelli degli anni d’oro della chimica
Una trasformazione fatta
di nuove professioni
di tecnologia, design e moda.
Non più fumi grigi, rumori assordanti e sudore, ma design, tecnologia, giovani. Da città operaia a polo dell’economia della conoscenza. La nuova Marghera ribalta la prospettiva e smentisce le più note descrizioni di un luogo di declino del lavoro, protesta, abbandoni e chiusure.
In un’analisi, la Fondazione Gianni Pellicani di Mestre presieduta da Massimo Cacciari, fotografa oltre 28mila nuovi addetti «privi di rappresentanza politica e sindacale» che hanno lentamente rimpiazzato i 30mila operai degli anni d’oro della chimica. Giovani creativi, ricercatori, free-lance che si sono inventati una professione nella terraferma veneziana. Pochi dipendenti, molte partite Iva e precari parasubordinati (quasi 20mila) occupati nei settori del terziario avanzato, dell’arte e del design. Una generazione di professionisti ad alto valore aggiunto, spesso malpagati e inquadrati con contratti di collaborazione incerti. Secondo gli ultimi dati disponibili, che si riferiscono al 2010 per la provincia di Venezia, i redditi medi dei collaboratori si attestano attorno ai 20mila euro lordi. Questa cifra però comprende anche amministratori e sindaci di società. Le retribuzioni si abbassano notevolmente se si prendono in considerazione i co.co.co (reddito medio lordo 11.820 euro). Nello specifico: i giovani della fascia d’età tra i 25 e i 29 anni con contratto parasubordinato, rileva la Fondazione Pellicani, guadagnano una media di 8.704 euro all’anno, che significa 725 euro al mese. Nel 2011, da gennaio a settembre, gli atipici del terziario avanzato sono però aumentati del 9,6% rispetto al 2010, a fronte di un calo generale del 39,1% dei contratti di questo tipo in provincia.
Un nuovo volto della gronda lagunare, già sede del Polo chimico realizzato nel 1917 dal conte Giuseppe Volpi, e che nel 1932 contava 6.200 addetti che arrivarono, nel 1975, all’apice di 35mila. Oggi, a Marghera l’industria occupa circa 8mila addetti: 5.500 sono quelli della chimica, petrolchimica e indotto, di questi 1.240 sono in Cassa integrazione tra straordinaria e in deroga. La disoccupazione, rilevano i sindacati che seguono i noti casi della Vinyls, Nuova Pansac, Montefibre e della Raffineria Eni, si attesta al 23-24%.
Passato e futuro stridono ma coesistono. Il nuovo Pat del Comune di Venezia ha confermato la vocazione industriale dell’area; ma nell’attesa di un accordo di programma che possa semplificare l’iter delle bonifiche, nei tempi e nelle procedure, le nuove professioni continuano spontaneamente ad addensarsi lungo le vie della Pila, dell’Elettricità e delle Industrie, tra reperti di archeologia industriale e recuperi degni di uno Spinnerei, l’ex fabbrica oggi anima creativa alla periferia Ovest di Lipsia.
Arthur Duff è un artista nato nel 1973 da genitori americani. Ha lo studio a Marghera da sei anni. «Qui ho accesso al tornitore, al trasportatore di opere d’arte, alla ricerca nel campo delle nanotecnologie – racconta -. Sto portando avanti un progetto con dei fisici sull’utilizzo di alcune molecole con vernici trasparenti fissate col laser». «Marghera lascia uno spazio che altri posti non danno, non ha un retaggio culturale legato al Rinascimento da cui è faticoso liberarsi – aggiunge -. È brutta e ha una storia difficile, ma non ha bisogno di glorificare il passato, quindi lascia più libertà. E una città pulita perché non ha pesi che condizionano la prospettiva. E qui gli affitti sono più bassi».
Nei vecchi capannoni hanno trovato sede creativi come Francesco Candeloro e Luca Nichetto, o lo studio Zaven che realizza progetti di grafica. Così come l’atelier di Alessandro e Francesca Gallo che creano le collezioni Golden Goose Deluxe Brand, o Changedesign, fondato da Renato Montagner, che riunisce in Laguna Docks, fronte Laguna, dove un tempo erano conservate in frigoriferi le mercanzie dirette a Venezia, una decina di designer di diverse nazioni che si occupano di interior, trade, retail e fashion.
La Fondazione Pellicani, dopo una prima indagine statistica, sta ora cercando di raccontare le storie di questi professionisti. «L’obiettivo – spiega Nicola Pellicani, segretario della Fondatore e autore della ricerca con Luca Romano – è quello di decifrare il mondo del lavoro in un modo più fresco, per uscire dai cliché novecenteschi che ancora ci identificano come una città di operai». Marghera è però anche la centrale di Fusina di Enel, il primo impianto a idrogeno di taglia industriale al mondo. E il Parco scientifico e tecnologico Vega. Nato nel 1995, operativo dal ‘96, ha compiuto la riconversione della prima zona industriale di Marghera. Con 150 milioni di euro di investimenti, tra fondi europei e privati su un’area di dieci ettari, il Vega ospita 150 Pmi innovative dove lavorano 1.800 addetti, per la maggior parte ingegneri, ricercatori, biotecnologi, informatici, lavoratori nomadi, imprenditori, laureati in scienze ambientali. Fino al 1993 c’erano duemila operai dell’Agrimont che producevano fertilizzanti chimici. Oggi si punta su Ict, green economy e nanotecnologie. Ad aprile la nuova sfida: Vega Incube, incubatore di altre 30 start-up, per attrarre cervelli e professionalità qualificate uscite dal mercato del lavoro.
Al suo interno Paolo Lucchetta ha insediato il laboratorio Retail design. Veneziano, ha intravvisto fin dal 1997 le potenzialità di un territorio compreso «tra la città storica per eccellenza, quasi inamovibile, e un passato industriale da riconvertire». «Pur avendo avuto forti pressioni verso Milano – spiega – ho deciso di restare qui. Siamo connotati da Marghera e dalla dimensione dell’acqua, una grande potenzialità per la qualità della vita. La sua grande forza è il silenzio che grida al futuro». Al Vega dal 1999, il gruppo che fa capo a Lucchetta si occupa di architettura, design e arte a livello internazionale. Tra i progetti quello dello Spazio Ambasciatori a Bologna, dedicato a cibo e cultura in un vecchio mercato che accoglie il famoso Eataly con annessa libreria Coop, e con cui Lucchetta ha vinto il Premio nazionale per l’innovazione e il Retail Award.