Daphne Oseña Paez

Il tuo blog è come una finestra aperta sul tuo paese, le Filippine, era questa la tua intenzione?

“No, questo non era il mio scopo iniziale. Ho iniziato a tenere un blog perché volevo condividere le storie del mio show televisivo. Nelle produzioni televisive, ogni secondo è importante, e le dirette sono molto costose. Quindi, non tutte le storie arrivano al pubblico. Ho deciso di mettere online alcuni spezzoni delle riprese perché (all’epoca) tenere un blog era gratis. Anni dopo ho scoperto il potere del mio blog, quando ho iniziato a ricevere risposte da tutto il mondo – per la maggior parte da filippini che vivono all’estero. Le mie storie rispecchiano il mondo in cui vivo, e quindi è naturale che i miei lettori vedano Manila e le Filippine attraverso i miei occhi. È sempre una cosa molto personale. Per la maggior parte è ancora il mio diario”.

 

 

Puoi raccontarci a cosa ti ispiri per creare i tuoi gioielli?

“C’è molta nostalgia nelle mie creazioni. Ma mi piace presentarli in versione più rock n roll. Che ci crediate o no, la vera ispirazione mi è venuta dal film Romeo and Juliet di Baz Luhrmann del 1996 – c’era molta iconografia cattolica, ma inquieta e realistica. Il mio interesse per il design di gioielli è iniziato sei anni fa. Ho acquistato questi antichi medaglioni a Manila. Provenivano tutti dall’Europa – Spagna, Portogallo, Italia. Erano molto popolari tra le donne cattoliche filippine all’inizio del 900; li indossavano come simbolo della loro fede. Mi sono innamorata del loro design intricato e della lavorazione fatta a mano. Quindi li indossavo spesso, come affascinanti collane. Devo ammettere che ho sempre avuto interesse per le decorazioni dell’iconografia. Sono laureata in Storia dell’Arte e Urbanistica all’Università di Toronto. Sono interessata alle tecniche e le lavorazioni che vengono usate per questi pezzi. Ho collaborato con artigiani le cui famiglie svolgono questo lavoro da generazioni. I miei medaglioni provengono da un artista dell’Europa Orientale che lavora alla creazione di medaglioni in smalto dipinti a mano. Il mio team di orafi a Manila ha imparato quest’arte dai loro padri e dai loro nonni”.

 

 

Quali caratteristiche dello stile mediterraneo sono più evidenti nel design filippino?

“C’è una forte impronta spagnola, cattolica (e mediterranea) nel design filippino. Se messi a confronto con i vicini paesi indo-malesiani, abbiamo poco in comune per quanto riguarda il design e i dettagli. Non abbiamo templi; abbiamo invece chiese spagnole. I nostri edifici governativi assomigliano alle ville spagnole. Perfino le tradizionali capanne rialzate, dopo 300 anni di dominazione spagnola, si sono evoluti in case coloniali in pietra in cui gli spazi abitativi – le stanze da letto, la cucina, il soggiorno – si trovano sempre al piano rialzato. Siamo sempre stati influenzati dal mondo esterno. In passato il nostro Paese ha ricevuto molte idee provenienti dall’estero. Ma penso che, come designer, abbiamo finalmente la maturità di tornare alle nostre origini e creare pezzi – di gioielleria, architettura, arredamento – che riflettano i materiali e il design filippini tradizionali. C’è una nuova generazione di designer filippini che sono riconosciuti dal mondo del design internazionale, e che hanno trovato il modo di mostrare ciò che è veramente caratteristico del nostro Paese. Abbiamo pezzi d’arredamento amati a livello internazionale che provengono dai tipici cesti in lana o dai cesti in canna per i pesci. Succede la stessa cosa per quanto riguarda l’architettura. Le tecnologie ed i materiali sono diventati sempre più sofisticati, e sono disponibili in tutto il mondo, mentre continua la ricerca di soluzioni eco-friendly: quindi possiamo notare una rinascita dell’architettura tropicale, le cui radici ritornano alla tradizionale capanna Nipa”.

 

 

Nel tuo blog ci sono molte foto dei tuoi figli; noi europei non siamo molto abituati a vedere on line foto di bambini, pensi che questo sia dovuto ad una diversa concezione della famiglia?

“Non penso ci sia una diversa idea di famiglia. I filippini hanno un forte senso della famiglia, che è molto ramificata. Culturalmente, nelle Filippine, il confine tra lo spazio privato e quello legato alla comunità è molto sottile. Anche i social network hanno rotto molte barriere qui, e quindi ci sono bambini di prima elementare che hanno già un account Twitter e Facebook. Non sono necessariamente d’accordo; e certamente i miei figli non partecipano ancora ai social network. Ma è una realtà che tutti dobbiamo affrontare e saper gestire. Condivido immagini della mia famiglia e della mia casa sul mio blog, ma solo fino ad un certo punto, e solo se è inerente al messaggio che voglio trasmettere. Sono stata una presentatrice televisiva per 13 anni. Molti dei momenti importanti della mia vita sono finiti su giornali e televisione – il nostro matrimonio, la nostra casa, la nascita dei miei figli. L’essere un personaggio pubblico non è una novità per me, ma dev’essere fatto in maniera controllata. La sicurezza rimane ovviamente un tema fondamentale. La maggior parte delle volte i loro volti non appaiono completamente. E, visto che sono ambasciatrice UNICEF per i bambini, è mio compito proteggere la sicurezza di tutti i bambini. Molti dei miei lettori sono anche genitori”.

 

 

Che armonico rapporto ci può essere secondo te tra iconografia e design?

“Dipende dagli occhi di chi li guarda. Questi medaglioni con cui lavoro rappresentano una devozione religiosa, ma possono anche rappresentare semplicemente arte e design. Sono dipinti a mano da diversi artigiani in Europa, nello stesso modo in cui si fa da secoli. Quello che ho fatto è stato dar loro nuova vita, indossandoli come affascinanti collane. Come regola di moda, indosso le mie collane in ogni occasione, anche tutti i giorni. Ne disegno la struttura, fatta di oro a 14 carati e perle semi-preziose, con l’aiuto di artigiani e orafi filippini. Li indosso sia come oggetti di devozione che come gioielli. Sicuramente, questi pezzi sono molto influenzati dall’iconografia cattolica. Le mie collane da preghiera assomigliano a dei rosari. Ma potrei benissimo lavorare con influenze di altre religioni. Anche altre religioni utilizzano collane da preghiera. Infatti, durante un recente viaggio in India, ho trovato dei medaglioni simili, dipinti a mano, di divinità Hindu. Sto lavorando per inserirli nel mio design. Comunque si tratta di miniature dipinte a mano su carta e argento, quindi non sono resistenti all’acqua. Oggi siamo così esposti alla tendenza del design moderno verso la perfezione geometrica, l’utilitarismo e la funzionalità. Penso che i miei studi in storia dell’arte mi abbiano dato la capacità di apprezzare l’iconografia di tutte le epoche. Mi piacciono i dettagli e la complessità dell’iconografia religiosa. Alcuni dei più grandi monumenti della storia sono stati costruiti come simboli di credo religioso e iconografia”.

 

 

Come influisce il design sulla qualità di vita delle persone? Pensi che la bellezza abbia anche un ruolo sociale?

“Il design e l’arte non sono esattamente le priorità del mio Paese, per via di tutti i problemi economici e sociali che dobbiamo affrontare. Ma non possiamo sottostimare il potere dell’arte, che risolleva gli animi… è come un nutrimento per l’anima. Certo, è importante che ci sia prima del pane in tavola. Ma un ambiente piacevole può innescare un cambiamento, e togliere l’apatia dalla nostra gente. Mi sono impegnata personalmente per migliorare gli spazi pubblici e incoraggiare l’arte pubblica in città. Degli spazi pubblici gradevoli possono influenzare la gente a curare di più i luoghi in cui vive e lavora”.

 

 

Alcuni dei tuoi mobili mi riportano indietro di 20 anni, alla mia casa delle bambole. Forse questa è un’interpretazione sbagliata del tuo lavoro?

“Ahahah, questa è la prima volta che sento una cosa del genere. Ma immagino che possa essere un’interpretazione corretta. I pezzi firmati da me, come la sedia Daphne, sono giocosi e femminili. La nostalgia fa parte della mia collezione. Ma, ripeto, dipende da come viene interpretata dallo spettatore. I miei pezzi partono da forme classiche. Sono fatti a mano da un artigiano di mobili che ha vinto diversi premi ed è autorizzato all’esportazione. Quindi non sono solo giocattoli. Sono mobili seri, funzionali e ben costruiti. Ho provato a dare a questi pezzi d’arredamento un tocco contemporaneo, utilizzando nuove rifiniture e texture. Ho sedie di stile classico, che sono intagliate a meno e dipinte in stile antico, ma le compenso con un tessuto da rivestimento con motivi pied-de-poule, più maschili. Questi pezzi hanno uno stile più serio, mentre altri hanno uno stile più giocoso”.

 

 

Che donna è Imelda Marcos?

“Ho avuto la fortuna di intervistarla diverse volte. Come giornalista, per me è molto affascinante intervistare una donna – un’icona storica –  che è per metà disprezzata e per metà adorata”.

 

 

Si sente molto nel vostro paese l’influenza di un’industria come Bollywood?

“Non di Bollywood…ma di Hollywood! Le Filippine sono l’unico Paese in Asia che ha una forte influenza latina. Siamo stati una colonia spagnola per più di 300 anni. I Filippini sono molto diversi dai vicini Paesi asiatici, a causa della loro anima latina. Poi sono arrivati gli americani, e sono rimasti per mezzo secolo. Hanno costruito città e scuole. Ci hanno insegnato l’inglese, e hanno esportato Hollywood. Oggi abbiamo interi centri commerciali e di divertimento che sembrano Las Vegas. C’è un detto sul nostro Paese: 300 anni in un convento spagnolo, e 50 anni a Hollywood. Esteticamente, quest’influenza latina ha lasciato una forte impronta sulla psiche filippina. Che è un incrollabile amore per le decorazioni eccessive – i nostri mezzi di trasporto locali, i jeepney, i tricicli e i risciò, sono molto colorati  e riccamente decorati. I concorsi di bellezza sono come uno sport nazionale. Il minimalismo sarebbe difficilmente comprensibile qui. Ma devo dire che durante il periodo d’oro delle Filippine, tra gli anni ’60 e ’70, Manila ha guidato magnificamente l’era post-moderna per quanto riguarda l’architettura Brutalista”.

 

 

Qual è il tuo sito preferito di design, e qual è la tua rivista preferita? Qual è il designer che ami di più?

“Leggo il Dwell Magazine e altre riviste di design come Living Etc., Elle Décor e Veranda. Vogue rimane come il Vangelo per me, ovviamente. Sono iscritta al sito di Vogue Italia, Vogue UK e Vogue Francia. Mi piace anche leggere i blog di design, perché sono organizzati in maniera più organica e meno “editoriale” – come Atlantis Home, Glamourai, The Selby, Design Sponge etc. Per quanto riguarda la moda, guardo sempre gli aggiornamenti di Bryanboy.com su quello che succede nel mondo, e anche Thebaghagdiaries.com per la mia dose quotidiana di lusso. Il mio designer preferito è Frank Ghery”.

Article source: http://www.vogue.it/people-are-talking-about/vogue-features/2011/12/daphne-osena-paez