Comic artist, fumettista, inventore di personaggi strampalati, barbone abusivo in Disney. Così ama definirsi Ciro Cangialosi, un
talentuoso ragazzo siciliano arrivato a lavorare in giovanissima età per la Disney. Ciro è nato a Palermo nel 1987, ha frequentato un corso triennale di fumetto nella sua città natale, presso la Grafimated Cartoon e successivamente ha lavorato come disegnatore nel settore dei videogame realizzando,inoltre, opuscoli a fumetti per le scuole. Ha partecipato a diversi concorsi e realizzato innumerevoli disegni per fiere e mostre. E’ diventato colorista per il mensile Lupo Alberto e da tre anni lavora stabilmente per la Disney. Ugly Angel è la sua opera prima. Da visitare il suo impeccabile blog ufficiale Tales of Ciro Cangialosi (cirocangialosi.blogspot.it) e la pagina facebook Ciro CangialosiCo-mics dove potrete seguire passo passo questo simpatico ragazzo al quale già arride una brillante carriera. Ma adesso passo la parola a lui ringraziandolo per il tempo concessomi.
-Ciro, quando è nata la tua passione per il fumetto?
Esiste nella vita un momento in cui ti dicono di smettere di disegnare e di cominciare a scrivere. Io non ho mai mandato giù quel momento e ho preferito continuare ad esprimermi con le immagini anziché che con i grafemi. Morale della favola: il primo anno alle elementari mi rifiutavo davvero di imparare sia a leggere sia a scrivere, e un giorno, scoprendo i fumetti, ho scoperto che c’era chi era riuscito a far conciliare queste due forme di comunicazione e mi sono convinto ad accettare anche la scrittura imparando a leggere e a scrivere dai fumetti. Agendo così distanza di anni dopo vari corsi e studi classici credo però che il mio modo di scrivere sia rimasto quello delle elementari.
-Hai sottolineato l’importanza della formazione; un’esperienza che consiglieresti a chi intende intraprendere il tuo stesso mestiere?
Se vogliamo parlare di “formazione” vera e propria, esistono molte scuole di fumetto in tutta Italia che danno delle ottime basi. Ciò che personalmente consiglio è di sfruttare questo tipo di esperienze non solo per le nozioni che si apprendono, ma anche perché si ha la continua opportunità di potersi confrontare con altri colleghi o maestri che lavorano nel settore. Tuttora, anche se ho finito la scuola di fumetto da ormai 4 anni, sto avendo la possibilità di imparare nuove tecniche e di migliorare grazie alla mia “vicinanza” con la Disney, dove ho conosciuto dei veri e propri mostri del disegno.
-C’è qualche artista che ti ispira o che ti ha ispirato all’inizio del tuo percorso?
Ho cominciato leggendo principalmente “Lupo Alberto”, che era uno dei pochi fumetti che riuscivo a recuperare nell’ edicola del mio paese. In quelle poche occasioni che avevo per andare in città puntavo o su qualcosa di analogo o, meglio ancora, su Jacovitti. Queste furono le “basi” che mi fossilizzarono fino agli ultimi anni delle superiori. Una volta conosciuto il “Rat Man” di Leo Ortolani e cominciata la scuola di fumetto fui invaso da miriadi di autori che fin ad allora erano per me dei perfetti sconosciuti. Da allora fui sempre attratto da autori un po’ fuori dalla norma che si occupano non solo di fumetti ma anche di concept design per videogame. Per citarne qualcuno: Caros Meglia, Joe Madureira, Alessandro Barbucci, Steven Purcell, Bruce Timm, Bill Tiller , Zalozabal e Francisco Herrera. Ne ho citati molti ma potrei continuare ancora per parecchie pagine e non mi sembra il caso.
-Nuove tecnologie digitali… il talento è diventato un optional?
Al contrario, il talento è molto più stimolato e messo in gioco dalle tecnologie. Non bisogna mai fossilizzarsi o credere che il proprio percorso sia arrivato alla meta rifiutando anche l’opzione di poter lavorare con altri mezzi validi seppur nuovi. Un pc non va a sostituire la figura del disegnatore, ma è uno strumento che, se saputo usare bene, porta ad ottimi risultati e spesso stimola maggiormente la fantasia. A mio avviso, il talento è diventato un optional non tanto per colpa delle nuove tecnologie, ma perché ultimamente al fumettista vengono imposte sempre più limitazioni stilistiche.
-Come sei arrivato a lavorare per la Disney? Quant’è difficile farsi apprezzare da un editore?
Quando “Lupo Alberto” iniziò a ripubblicare vecchie storie, mi sono ritrovato nuovamente senza lavoro. Il “Lupo”, sebbene curassi solo il colore, fu un’ottima palestra per imparare a rispettare le scadenze e a stare dietro a certi ritmi (cosa importantissima per gli editori). Ma la buona volontà spesso non sempre serve a lavorare bene perché se da una parte avevo avuto modo di guadagnare qualche soldo e un po’ di fama, al contrario con” Ugly Angel” ho perso solo tempo poiché, oltre a non ricevere le royalties che mi spettavano, il volume non veniva nemmeno distribuito in fumetteria. Quindi, ritrovandomi squattrinato, decisi di rivolgermi a un’agente letterario che mi propose subito un provino sulle matite di un fumetto (una nuova proprierty che la Disney aveva appena acquistato), ovvero ”Club Penguin” . Molti avevano snobbato quel tipo di lavoro e io riuscii a vincere il provino. Fortuna. Ma i veri sforzi vennero dopo poiché mi ritrovavo con una nuova serie dallo stile completamente opposto a quello a cui ero abituato: i personaggi dovevano essere fedelissimi ai modelli che la Disney mi mandava e soprattutto non potevo aggiungere nulla che non fosse presente nei loro archivi. Queste iniziali difficoltà mi hanno in realtà fatto maturare moltissimo, lavoro ancora per “Club Penguin” ma grazie ai miei sforzi sto riuscendo ad ottenere a poco a poco nuovi lavori da parte della Disney.
-A quali altri progetti stai lavorando? Qual è (se c’è) una storia che vorresti illustrare?
Oltre al già citato fumetto dei “Club Penguin”, rivista mensile distribuita nei Paesi anglofoni, in Spagna e Messico, sempre con la Disney sto lavorando ad un libro di cucina in cui i membri della famiglia dei Paperi “pasticciano” con grandi cuochi italiani e ad un altro progettino di cui ancora non posso parlare pubblicamente.
Ci sono molte storie che vorrei non solo semplicemente illustrare ma anche raccontare a modo mio, e per questo tipo di “lavori” vi suggerisco di dare un’occhiata direttamente alla mia pagina Facebook o al mio blog dove vedrete presto delle novità che spero possiate apprezzare e veder presto pubblicate anche su supporti cartacei.
-Cosa consigli a chi vuole intraprendere questo mondo?
Non fermatevi mai (in tutti i sensi). Ed evitate di rinchiudervi in casa a fare la muffa, state in mezzo alla gente e ricordate sempre di rispettare il “pubblico” a cui indirizzate i vostri lavori.
-Come ti vedi da qui a dieci anni?
Con dieci anni di storie da raccontare i più.
Alessia Scaglione